VINCITORI NELLA SCONFITTA – XXXIII DOMENICA DEL T. O.
VINCITORI NELLA SCONFITTA – XXXIII DOMENICA DEL T. O.
Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18
Mc 13,24-32: Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
La natura, che segue una legge posta in se stessa, è una parabola che rivela il senso della nostra vita con le sue fasi di passaggio, tra fallimenti e conquiste, fino al suo compimento. Gesù indica l’albero del fico che, dopo il tempo dell’inverno in cui i suoi rami sono duri e spogli, con il cambiamento della stagione, inizia a popolarsi di foglie e di frutti che saranno raccolti. Dalla natura impariamo che la vita è un ciclo continuo di fasi e di passaggi, ma per l’uomo, al contrario della natura, c’è un di più! Non si ritorna indietro per ricominciare, ma si attraversa per progredire; Non torniamo al punto di partenza, ma ogni passaggio segna un andare oltre, un rinascere verso l’uomo secondo Dio.
Gesù sta annunciando gli eventi della sua passione, morte e della sua risurrezione. La grande tribolazione a cui accenna è la persecuzione che lo colpirà da lì a poco culminante con la sua morte in croce. Tale evento viene descritto dagli evangelisti con le immagini che evocano la fine, ma non del giusto, ma dell’empio. Infatti quello che sembra essere l’apice della forza e del trionfo del male e del maligno diventa l’inizio della sua fine definitiva, perché Dio vince portando a compimento la sua promessa di vita e facendo rinascere a vita nuova Colui che nella prova è rimasto unito a lui. Tuttavia si tratta di una vera e propria sconfitta personale che però non è l’ultimo atto della sua vicenda.
La parabola del fico rivela il senso degli eventi della Pasqua di Cristo e di ogni cristiano. Con Gesù, il cristiano, vive gli sconvolgimenti della sua vita come momenti di passaggio verso quella vita senza fine a cui il Padre lo attrae e nella quale lo attende per accoglierlo. La vera posta in gioco è proprio resistere e vincere nella sconfitta.
Ciò che permette a Gesù e al cristiano di attraversare le fasi dolorose della vita è la relazione con il Padre. Rimanere uniti a Lui, nella preghiera, custodendo nel cuore la promessa di vita che il Padre ci fa e verso la quale ci porta, è garanzia di resistenza. Nel dolore, innocente o colpevole che sia, non conta domandarsi come e perché succede tutto questo, alimentando la ribellione o la mormorazione, ma è indispensabile cercare l’appoggio e la forza in Dio che è lì, vicino, prossimo. Infatti noi dipendiamo da chi o da cosa attingiamo forza. Se nel dolore della rabbia e della paura il cristiano si lascia vincere da esse e si ispira ai poteri mondani (simboleggiati dal sole e dalla luna il cui splendore è destinato a cadere ed esaurirsi), replicandone la logica e gli atteggiamenti, sarà travolto e cadrà. Se invece affronterà i nodi difficili della vita rimanendo sulla via della relazione di amore con Gesù, vedrà trasformarsi il deserto in giardino, il suo dolore in gioia, la sua povertà in ricchezza.
Nelle prove della vita, la croce di Cristo è la nostra luce perché solo attraverso di Lui possiamo resistere alla forza distruttrice del male, cedendo le armi che il male usa e lasciandoci rafforzare interiormente dalla grazia di Dio che trasforma la nostra debolezza in fruttuosità nel bene, in operosità nella carità. Infatti se ci lasciamo avvicinare, curare, coinvolgere da Colui che è vicino al povero che grida a Dio, allora riscopriremo in noi stessi le potenzialità di bene che sviluppate e messe in circolo nella comunione fraterna, diventano la via di salvezza e di rinascita.
Colui che sperimenta la povertà di affetti, e anche quella materiale non si lasci vincere dalla vergogna o dalla paura, ma si lasci avvicinare dalla Chiesa, corpo di Cristo, che si fa prossima, accoglie, abbraccia, cura e permette alla persona di rianimarsi e trovare nella comunione e nella condivisione lo spazio per portare frutti di amore, di bene di pace.
Buona domenica a tutti!