Chi è Gesù per me? – Giovedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Chi è Gesù per me? – Giovedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Gc 2,1-9 Sal 33
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 8,27-33
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire.
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Chi è Gesù per me?
Gesù interroga i Dodici su ciò che la gente pensa di lui e poi chiede loro quello che essi vedono di lui. La risposta non è dissimile da quella data dal cieco di Betsaida. Gli apostoli, infatti, intravedono ciò che proiettano sul loro Maestro. La fede necessita di essere purificata per non correre il rischio di aver creduto invano. Per questo Gesù inizia ad offrire agli apostoli la chiave interpretativa della sua persona a partire dal punto di vista di Dio, già anticipato in alcune pagine profetiche della Scrittura. L’oggetto dell’insegnamento non è la rivelazione di un destino già scritto, ma il progetto di Dio che Gesù intende fare suo. Quello descritto è un punto di svolta nel racconto evangelico. Gesù, dopo un lungo cammino di discernimento, vede con chiarezza la sua vocazione, quello che il Padre ha disposto nella sua benevolenza. Nel suo cuore ha detto sì al progetto del Padre per il quale lui, il Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, deve amare gli uomini peccatori fino alla fine. È la volontà di Dio, che vuole salvi tutti gli uomini, a guidare le sue scelte. Non va incontro alla morte con temerarietà ma con la fiducia piena nel Padre, il quale non lo abbandonerà nel sepolcro ma lo risusciterà. Quello che Gesù crea attorno a sé non è una base di consenso popolare sul quale fare leva per prendere il potere e ancor meno un esercito che lotti per lui e che versi il suo sangue per difenderlo. Il Signore Gesù è il Cristo perché è il vero buon Pastore che deve precedere e guidare il suo popolo a libertà “portando sul braccio gli agnellini e conducendo pian piano le pecore gravide” (Is 40,11). Gesù è attratto dalla luce della fede, grazie alla quale vede il senso ultimo della sua vita e anche della morte, che da sola sarebbe un drammatico non senso; al contrario, gli uomini, rappresentati da Pietro, sono ammaliati dalle luci di questo mondo che non tollerano di essere offuscate dalla sofferenza. Questo spiega il rimprovero che Pietro rivolge a Gesù, nel quale ha riposto tutte le sue speranze, che sono però solamente terrene. Quelle di Gesù, anche se sono molto dure, suonano come una conferma della vocazione rivolta ai discepoli. Pietro, anche se non convinto, segue Gesù. E noi, cosa facciamo? Quando non siamo d’accordo con Dio e la sua volontà ci appare confusa, con ancora più fiducia dobbiamo metterci alla sua sequela facendo nostra la parola di Gesù e mettendola in pratica. La fede non è qualcosa che s’impara sui libri ma nel “laboratorio della strada” che è la comunità nella quale Gesù educa a fare la volontà di Dio insieme a Lui offrendo la propria vita un dono d’amore.
Signore Gesù, le tue domande gettano luce nel profondo del cuore dove custodisco i miei sogni. Mi chiedi di tirarli fuori non per bruciarli, ma per condividere con Te le mie speranze che nascono dai bisogni dell’anima. Vedi quanta fatica faccio a uscire da me stesso per accogliere la tua Parola e rinnegare la paura che inganna inducendomi a credere negli idoli illusori piuttosto che nell’amore di Dio. Insegnami a parlare con Te prima di parlare di Te per evitare di parlare semplicemente di me. Aiutami a credere in Te anche senza vederti e a seguirti anche senza comprenderti.