Si diventa ciò che si dona agli altri – Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Mercoledì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Re 10,1-10 Sal 36
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,14-23)
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo.
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Si diventa ciò che si dona agli altri
Nelle parole di Gesù si coglie una grave preoccupazione. La tradizione degli uomini, quelli che dicono di essere esperti conoscitori di Dio, puntando tutto sulla osservanza di alcune pratiche religiose piuttosto che sulla relazione con Lui, fanno deviare dal comprendere il vero senso del comandamento divino al punto di annullarne il valore. La prima parola di Dio all’uomo è una benedizione, ovvero il dono di poter fare il bene. La legge viene data perché l’uomo possa fare il bene possibile. Il serpente invece stravolge il senso delle parole di Dio e domanda ad Eva: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?» (Gen 3,1). La domanda del tentatore è quella che c’è nel cuore di ogni uomo. Gesù, infatti, dice che dal cuore degli uomini escono i propositi di male. Essi hanno tutti un’unica radice: la diffidenza. Al contrario di Eva, Gesù non dialoga con il serpente, cioè con le intenzioni malvage che serpeggiano nel cuore. San Paolo, scrivendo a Tito dice: «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene» (Tt 1,15-16). La logica del demonio ottenebra la mente e impedisce di vedere la verità evidente: «Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Gesù dichiara beati i puri di cuore perché vedono Dio. I puri sono quelli che non si preoccupano dell’apparenza, del giudizio degli altri, o del futuro, ma cercano Dio sempre e ovunque per amarlo e servirlo. I puri sono i benedetti del Padre che hanno «restituito» misericordia a Dio presente nell’affamato e nell’assetato, nello straniero e nel carcerato, nel malato e non si sono preoccupati di contaminarsi ma di contagiare di amore i poveri.
Signore Gesù, Tu, il Santo di Dio, non hai esitato a stare in mezzo alla folla dei peccatori per farti toccare da loro; aiutami a vincere le resistenze che nascono dal mio cuore indurito dal peccato. Guarda la mia miseria quando perdo più tempo a rimuginare fatti che mi hanno umiliato, mi lascio coinvolgere nella mormorazione e nel giudizio contro gli altri piuttosto che farmi interpellare dal bisogno dei poveri; abbi pietà di me e guariscimi. Agnello di Dio che togli il peccato del mondo, purifica il mio cuore perché possa essere libero servitore di tutti i miei fratelli e degno apostolo del tuo Vangelo.