La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa – Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Sam 8,4-7.10-22 Sal 88
+ Dal Vangelo secondo Marco (2, 1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
La fede è l’audacia di trovare in Gesù la strada di casa
La folla attorno a Gesù cresce fino al punto che un giorno l’assemblea è talmente numerosa da non poter essere contenuta nella casa. Al centro c’è Gesù che annuncia la Parola. Mentre insegna avviene qualcosa d’imprevedibile: il tetto viene aperto e dall’alto è calata una barella sulla quale giace un paralitico. Subito s’intuisce la dinamica dei fatti: la folla numerosa aveva impedito che il paralitico fosse condotto in casa attraverso la porta. Coloro che lo accompagnavano hanno trovato una strada alternativa. Gesù riconosce in questi uomini la fede che non è l’insieme dei concetti su Dio, ma è la forza interiore che fa cercare e trovare la strada per incontrarLo, anche in modo inconsueto o che può apparire esagerato. La fede è il dinamismo dello spirito che davanti agli ostacoli, più che lamentarsi o reagire con aggressività, trova il modo per aggirarli e raggiungere l’obbiettivo di stare alla presenza di Dio. Gli amici del paralitico hanno aperto una via di accesso a Gesù. Chiamandolo figlio e perdonandogli i suoi peccati, si rivela a lui, gli apre l’accesso alla casa del Padre.
Gli scribi seduti in casa sono quelle persone che Papa Francesco chiamerebbe “cristiani da salotto”, che ascoltano gli altri per trovare il punto debole dei loro interlocutori e accusarli. Il loro essere seduti, accomodati nelle loro posizioni e modi di pensare, contrasta con la dinamicità e la creatività degli amici dell’uomo paralitico. La fede di questi scribi seduti attorno a Gesù non difetta dal punto di vista contenutistico, perché sono pienamente ortodossi nella dottrina; hanno ragione nell’affermare che solo Dio può perdonare i peccati! Essi non rimangono tanto stupiti della trovata geniale degli amici del paralitico, quanto invece sono scandalizzati dell’annuncio del perdono fatto da Gesù. Tanto più si è incapaci di stupirsi, tanto più si è inclini a scandalizzarsi. Non è quello che si aspettavano di sentire. Da studiosi della Sacra Scrittura essi forse pensavano di ascoltare parole di sapienza che rivelassero significati nascosti della Parola di Dio e invece si trovano davanti ad un altro tipo di rivelazione. Gesù non è venuto a offrire un’interpretazione nuova della legge, ma ad applicare la legge di Dio, quella dell’amore che perdona e dà la vita. La fede, vissuta come esperienza di incontro con il Signore, soprattutto attraverso le vie traverse e impervie delle prove e del dolore, genera una forza tale che permette di camminare con le proprie gambe, cioè di usare le proprie capacità per andare verso la Casa del Padre, per essere felici. Quella presunta fede vissuta disgiungendo quello che si pensa di Dio dal modo di vivere con Dio, non fa progredire, al contrario radicalizza le rigidità del pensare e la spigolosità nell’agire.
Domandiamoci se la nostra fede è più simile a quella del paralitico e dei suoi amici o a quella degli scribi? I primi non si arrendono davanti all’ostacolo della folla che rappresenta la varietà delle imperfezioni e dei limiti propri dei membri della Chiesa, l’assemblea riunita nella casa per ascoltare Gesù; non cerca la scusa per ritirarsi ma trova la strada per incontrare il Signore. Invece gli scribi, accomodati nei loro schemi mentali, siedono giudicando tutto e tutti, senza lasciarsi smovere dagli eventi nei quali si manifesta la misericordia di Dio.
Signore Gesù, a Te, che conosci il mio cuore, non ti è nascosta né la mia fede né ti è indifferente il mio dolore, vedi la fatica nel farmi guarire e il desiderio di cercarti. La tua parola apra una breccia nella blindatura della mia ipocrisia e sveli i pensieri di giudizio e di lamento che, come ingombrante zavorra, pesano sul cuore. Donami la fede creativa di chi non si arrende al proprio e altrui limite ma trova la strada per incontrarti e stare alla tua presenza senza trucchi o maschere. La tua Parola irrobustisca la fiducia in me stesso perché abbia la forza di prendere la croce ogni giorno e seguirti.