Fedeli ad un unico amore – Sabato della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Sabato della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Fil 4,10-19 Sal 111
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 16,9-15
Se non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera?
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Fedeli ad un unico amore
L’insegnamento di Gesù parte dalla constatazione di quanto grande sia il pericolo di essere schiavi della ricchezza diventando disonesti con Dio e con gli altri. Alla disonestà si oppone la fedeltà che si esercita avendo attenzione ai piccoli. Fedeltà significa confidare nell’amore fraterno sia come realtà che ci aiuta a dare un senso pieno alla nostra vita, sia come impegno che orienta ogni nostro desiderio e progetto. La fedeltà si coniuga con il servizio a Dio che a sua volta si concretizza in quello offerto ai fratelli e alle sorelle più deboli. Dio ci arricchisce di ogni carisma e ci affida un tesoro da amministrare, ma esso può essere veramente una ricchezza per tutti nella misura in cui lo viviamo cercando di comprendere la volontà di Dio e il modo con il quale metterla in pratica. Fedeltà vuol dire responsabilità nei confronti della comunità alla quale apparteniamo perché ad essa Dio ci affida e al contempo essa ci viene donata. Nella logica del dono viviamo le relazioni tra di noi per consolidare nella responsabilità reciproca la comune appartenenza alla Chiesa. Non siamo proprietari di nulla ma amministratori di un dono, che supera le nostre capacità e i nostri meriti, affinché la fraternità vissuta nella solidarietà possa arricchirci umanamente e al contempo possa far crescere la comunità.
Signore Gesù, insegnaci ad essere buoni amministratori dei carismi dei quali ci fai dono perché possiamo servirti in modo lodevole e degno rimanendo fedeli alla missione che affidi ad ogni battezzato di essere nel mondo segno della bontà misericordiosa di Dio. Liberaci dalla tentazione di confidare in noi stessi e purifica il nostro cuore dall’ipocrisia. La tua Parola formi le nostre coscienze per poter discernere tra le seduzioni del mondo, che incita alla vanagloria e all’opportunismo, e i consigli dello Spirito che invece suggerisce sentimenti, parole e azioni che alimentano la speranza, accrescono la fede e concretizzano la carità.