Il cuore può essere sorgente o cloaca – Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Sabato della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Cor 10,14-22 Sal 115
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,43-49
Perché mi invocate: Signore, Signore! e non fate quello che dico?
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
Il cuore può essere sorgente o cloaca
In ebraico il termine dabar indica sia la parola che l’azione. Entrambi rivelano il pensiero custodito nel cuore. Se le intenzioni sono buone esse ispireranno parole e gesti di pace, gioia, amore, benevolenza, mitezza, dominio di sé, la comunione. Al contrario, se i pensieri sono cattivi essi genereranno parole e azioni il cui effetto è la discordia, la divisione, la competizione, l’aggressione, lo scarto. La bontà o la cattiveria dei pensieri, e di ciò che realizzano, si rivela nei riflessi della storia. Infatti, se i pensieri sono segreti anche le parole e i gesti possono essere ambigui almeno fino a quando essi non realizzano ciò per cui le parole sono pronunciate e le azioni fatte. L’ipocrisia è come la nebbia che si dirada al sole facendo emergere ciò che avvolge.
Tutto si gioca a livello interiore, nel cuore, lì dove decidiamo di custodire il tesoro della parola di Dio o la sua mancanza. Ascoltare la Parola di Dio significa assimilare nel cuore la sua sapienza in modo tale da conformare la nostra vita a quella di Gesù. Come chi scava per aggrappare alla roccia le fondamenta della casa, così ascoltare la Parola di Dio significa farla penetrare in profondità, anche se questo richiede fatica e sofferenza. Solo questo impegno garantisce stabilità ed equilibrio ad una persona che, radicando la sua vita in Cristo, diventa capace di un vero atto di fiducia e di speranza in Dio e fedeltà ai fratelli nella carità.
Signore Gesù, Dabar di Dio, che per mezzo dello Spirito Santo riveli e metti in pratica la volontà custodita nel segreto del Padre, apri il mio cuore all’ascolto della tua parola affinché esso sia lo scrigno che custodisce la sapienza dell’amore dal quale attingere e dispensare i tesori della misericordia, della pace e della gioia. Aiutami a elaborare il dono dell’amore che mi doni in parole e gesti che attivano processi di guarigione e di comunione. Le parole sobrie e sagge, unite ad azioni miti e solidali, rivelino la profondità della tua sapienza e veicolino la potenza della tua santità.