La fede è partecipazione alla gioia di Dio – Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Cor 4,1-5 Sal 36
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 5,33-39
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
La fede è partecipazione alla gioia di Dio
I discepoli di Gesù appaiono così diversi da quelli di Giovanni Battista e dei farisei, non per il modo di pregare o per il rigore con il quale assolvono i precetti della Legge, ma per quello che appare, agli occhi di chi li giudica, uno stile di vita allegro. La critica mossa a loro potrebbe essere tradotta così: I discepoli del Battista e dei farisei sono seri mentre i tuoi si danno alla bella vita. Mangiare e bere, ancora oggi significa godersi la vita. In questa critica, come in tutte quelle che nascono da un paragone messo in piedi per esaltare alcuni e denigrare gli altri, si intravede una buona dose d’invidia generata da una tristezza cronica. Per quanto si moltiplichino gli sforzi di essere fedele alle regole e si impieghino molte energie a rispettarle fin nei minimi particolari capita di non sentire nel cuore la gioia che invece nasce da un rapporto personale che ti lega affettivamente ad una persona. Il motivo della gioia dei discepoli di Gesù è il fatto che lui è con loro. La sua presenza e il rapporto con lui creano un clima di fraterna allegria che è una delle espressioni della comunione. È questo il segreto della gioia! Essa traspare dai gesti quotidiani. La fede non può ridursi a riti abitudinari altrimenti invecchia e si corrompe. Ma anche i gesti della vita quotidiana richiedono di essere costantemente motivati dalla fede per evitare che diventino uno stanco esercizio del proprio dovere. Il rapporto amichevole con Gesù, che si declina nella condivisione festosa della sua Parola e del suo Corpo, mantiene sempre nuova e bella la vita fatta di piccoli e semplici gesti quotidiani come lo sono i fili che compongono la trama di un vestito. Le relazioni tra i fratelli rimangono salde e si crea vera comunione tra loro nella misura in cui stabile e fedele è il rapporto con Gesù. Il rinnovamento è anche una scelta personale e una sfida lanciata a noi stessi soprattutto quando la paura del cambiamento resiste alla conversione necessaria perché il vino nuovo dello Spirito Santo, donatoci da Cristo dalla croce nei sacramenti, possa veramente maturare in opere di misericordia e di giustizia.
Signore Gesù, Sposo divino che hai amato la tua Chiesa dando Te stesso per lei, raccogli i tuoi amici attorno al banchetto nuziale della Parola e dell’Eucaristia perché partecipino della gioia, frutto dello Spirito. L’incontro con Te rafforzi i legami d’amore fraterno, rinnovi le abitudini di pensiero e comportamento, renda il cuore più ricettivo della Grazia e capace di discernimento per tradurre in concrete scelte di vita la ricchezza della tua misericordia copiosamente effusa nei nostri cuori.