Vigilare significa avere il cuore aperto ad accogliere Dio – Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
1Cor 1,1-9 Sal 144
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 24,42-51
Tenetevi pronti.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Vigilare significa avere il cuore aperto ad accogliere Dio
Nel linguaggio biblico vegliare non significa solo tenere gli occhi aperti ma soprattutto conservare un cuore accogliente. La vigilanza ha a che fare con il desiderio e l’attesa dell’incontro con il Signore. Attraverso l’esempio del padrone di casa il quale, sapendo che il ladro agisce con la complicità del buio è particolarmente attento di notte per non lasciarsi trovare impreparato, Gesù esorta i discepoli a tenere desta l’attenzione non tanto per paura che venga loro sottratto qualcosa ma per la gioia che si vive nell’incontro con il Signore. Egli, infatti, viene non per rubare ma per donare a noi la vita eterna. L’attesa cristiana non è carica di tensione ma piena di speranza perché animata dalla certezza che il Signore viene in nostro aiuto e ci salva. La paura fa scattare meccanismi di autodifesa che ci rendono duri ed egoisti. Al contrario, la speranza, animata dalla fede riposta nel cuore di Dio, spinge a realizzare ogni forma di carità fraterna anticipando nel servizio l’incontro gioioso dell’ultimo giorno.
Signore Gesù, che hai promesso di visitare e accompagnare i tuoi discepoli nel loro cammino di vita e di fede, infondimi lo Spirito della perseveranza perché gli occhi del mio cuore siano sempre aperti a riconoscere nei fratelli più piccoli e bisognosi la tua presenza. Liberami dalla dipendenza dalla paura di perdere ciò a cui ho attaccato il cuore e donami la fiducia necessaria per essere fedele al comandamento dell’amore sul quale tutti saremo giudicati al tramonto della nostra vita. Fa fiorire dentro di me la speranza affinché il continuo desiderio d’incontrarti mi aiuti a servirti nei fratelli dando loro la medesima premura e attenzione che mi riservi in virtù della tua infinita misericordia.