Operai di comunione – Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Martedì della XIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Os 8,4-7.11-13 Sal 113B
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,32-38
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai nella sua messe!».
Operai di comunione
La liberazione dell’indemoniato coincide con la sua guarigione. Colui che prima era reso muto da un demonio acquista la capacità di parlare. La reazione all’evento è contrastante. Le folle si stupiscono e riconoscono l’intervento di Dio mentre i farisei si scandalizzano perché attribuiscono l’esorcismo allo stesso demonio e accusano Gesù di essere un suo accolito. L’invidia gioca brutti scherzi perché è una lente che deforma la realtà stravolgendola. La denigrazione nasce sempre da un animo inasprito dalla gelosia, dalla sete frustrata di potere e di controllo sugli altri. Lo stupore delle folle e la compassione di Gesù s’intrecciano e s’illuminano vicendevolmente. La compassione supera il pregiudizio e lo stupore va oltre l’apparenza; infatti, attraverso la prima s’ incontra l’umanità ferita e stanca mentre con la seconda si riconosce l’intervento provvidenziale di Dio. Gesù non s’inorgoglisce per il successo e non s’inasprisce per le critiche ma continua nella missione di predicare il Vangelo e di guarire ogni tipo d’infermità e malattia. Questo perché, mantenendo lo sguardo del cuore fisso sul volto del Padre, non cerca altro che compiere la sua volontà. La compassione è il sentimento che nasce da un animo puro come quello di chi è più desideroso di scoprire piuttosto che di possedere, di lasciarsi coinvolgere da una bellezza più grande invece di occupare posti di potere. Chi ha compassione non si preoccupa di sé ma dell’altro. Infatti, Gesù, calandosi pienamente nella situazione delle folle stanche e disorientate, coglie il loro bisogno di unità e coesione. Le parole che Gesù rivolge ai discepoli sono dirette anche a noi che spesso siamo accecati dalla gelosia. Come quelle cattive dei farisei anche le nostre parole deformano la realtà e creano confusione e disorientamento. L’azione del maligno avviene nel segreto e influisce sull’interpretazione che diamo ai fatti e soprattutto si manifesta nei giudizi taglienti espressi nei confronti degli altri. Sicché da operai inviati nel campo per raccogliere la messe diventiamo come cinghiali che invadono i terreni per divorare e distruggere.
Signore Gesù, poni una custodia alle mie labbra perché da esse possano uscire solo parole che servono per la necessaria edificazione dei fratelli. Scompaia dal mio animo ogni asprezza, sdegno, malignità e gelosia perché nel mio cuore possa farsi spazio la compassione. Donami occhi per vedere le necessità dei fratelli e non per stigmatizzare i loro errori, e fa che il mio indice non sia rivolto contro di loro ma le mie dita possano incrociare quelle di chi è nel dolore per sollevarlo e consolarlo con la mia amicizia. Rendimi operaio della comunione a servizio dell’unità di tutti gli uomini.