La preghiera, voce della speranza, guarisce le infermità dell’anima – Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Gen 17,1.9-10.15-22 Sal 127
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 8,1-4
Se vuoi, puoi purificarmi.
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
La preghiera, voce della speranza, guarisce le infermità dell’anima
Gesù ha appena finito di parlare alla folla che si era radunata attorno a lui sul monte e subito gli si avvicina un lebbroso. La parola di Dio tocca il cuore dei più poveri, soprattutto di quelli che rifuggono dalla equazione per la quale malattia uguale punizione di Dio. Il Vangelo apre una breccia in quel sistema di regole nelle quali corriamo il rischio di rinchiudere la giustizia e che spesso diventa una cortina che crea separazione e discriminazione. La preghiera del lebbroso allarga ancora di più quell’apertura che la parola di Gesù ha operato dentro di lui. La preghiera è la voce della speranza. Il lebbroso è senza nome ad indicare il fatto che ciascuno può sentirsi rappresentato, soprattutto quando la propria vita sembra frantumarsi come la carne dell’infermo. Invece di chiudersi nel suo dolore e subire l’isolamento il lebbroso osa avvicinarsi e rivolgere una preghiera così pregna di umiltà e fiducia. Nella sua brevità è una preghiera perfetta perché da una parte si rispetta la volontà e la libertà dell’altro e in secondo luogo si esprime la fiducia non basata suoi propri meriti ma sulla bontà di Dio. Non è messa in dubbio né l’intenzione di Gesù né la sua capacità di guarirlo, ma dicendo «se vuoi» il lebbroso antepone al suo desiderio di purificazione la volontà di Dio. Se la lebbra come malattia del corpo è quasi universalmente debellata quella dello spirito invece è ancora presente e si manifesta drammaticamente in quei conflitti nei quali si arriva a mordersi e a sbranarsi tra fratelli. Potremmo avere una pelle curata, liscia e profumata, ma conservare nel cuore, come in una tomba, i pensieri giudicanti che consumano interiormente. Il gesto di Gesù, che rifugge ogni clamore e ostentazione, non mira solamente alla guarigione del corpo ma soprattutto ad integrarlo insieme all’anima e allo spirito. Sempre più spesso capita di sentirsi frantumati dentro, incapaci di rimettere insieme eventi, emozioni, pensieri, sentimenti che appaiono come pezzi di un vaso rotto. La vita spirituale, esperienza della riconciliazione operata da Dio, ci aiuta a riconciliarci con noi stessi per divenire nel mondo testimonianza veritiera della misericordia di Dio.
Signore Gesù, medico dei corpi e maestro dello spirito, istruiscimi nella preghiera perché la bocca sia in sintonia con il cuore cosicché le parole comunichino umiltà, fiducia e speranza. Supera le barriere del pregiudizio innalzate dalla paura e dai sensi di colpa; la tua parola e i sacramenti possano sanare le infermità dello spirito per affrontare bene le prove della vita senza lasciarmi sopraffare dallo sconforto e dalla disperazione. Donami fiducia e umiltà nel credere che non solo Tu puoi guarirmi ma che Tu vuoi salvarmi e rendermi una persona felice.