Dove c’è Dio lì c’è la gioia – Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Lunedì della X settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
2Cor 1,1-7 Sal 33
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».
Dove c’è Dio lì c’è la gioia
Gesù inizia la sua prima lezione del corso dal titolo «Conversione, cambiamento di mentalità» parlando della gioia. Non fa teoria, ma è talmente pratico da risultare addirittura provocatorio perché rivela l’aspetto paradossale della gioia e quello di Dio stesso. Coloro che una certa cultura definirebbe «poveretti» sono invece dichiarati beati. Gesù rivela subito il punto di vista di Dio; lui, che è l’Emmanuele Dio con noi, si fa prossimo ad ogni uomo. La gioia, sembra dire Gesù, non è il premio per le opere meritorie che compiamo, ma è l’esperienza di incontrare Dio e la relazione di amicizia con Lui. Tale rapporto d’intima conoscenza, di reciproca appartenenza e di comunione è possibile a patto che le nostre condizioni interiori siano favorevoli. La povertà, l’afflizione, la fame e la sete prima che essere condizioni sociali o psichiche devono essere disposizioni del cuore che vive la «mancanza» come lo spazio per lasciarsi avvicinare, curare, consolare, nutrire, guarire da Dio. Una persona rigida, saccente, intransigente, che è incapace di cambiare il proprio punto di vista e di mutare mentalità, vive il dramma della solitudine e si condanna alla infelicità. Colui che nelle ferite della sua umanità fragile e insufficiente incontra il Signore, e da lui si lascia amare, sente germogliare nel suo cuore la forza di vincere il male con il bene, di usare misericordia, di cercare la pace, di vedere non solo negli amici ma anche in coloro che lo umiliano, gli fanno del male, lo insultano, il proprio fratello e la propria sorella da amare con il cuore di Dio.
Signore Gesù, Emmanuele Dio con noi, Tu mi aspetti per farti avanti e rivelarti come l’amico fidato nei momenti più difficili della vita quando i falsi amici voltano le spalle e i vicini diventano improvvisamente distanti. Quando il livello della fiducia è molto basso Tu mi dai sicurezza, quando le speranze svaniscono tu riaccendi il desiderio della giustizia, quando la delusione mi abbatte Tu mi prendi per mano e mi rialzi, quando la paura mi blocca Tu mi dai la forza di perseverare nel bene, quando l’ira accende la mia aggressività Tu la plachi e mi riconduci a più miti consigli, quando vedo il male dappertutto Tu purifichi il mio cuore dal giudizio restituendogli la capacità di discernere la verità. Vienimi in aiuto Signore, non stare lontano da me, perché dove sei Tu, Dio mio, lì fiorisce la gioia.