Quo vadis, Domine? – Martedì della VI settimana di Pasqua
Martedì della VI settimana di Pasqua
At 16,22-34 Sal 137
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 16,5-11
Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Quo vadis, Domine?
Il distacco della morte è un trauma e il solo pensiero provoca tristezza. Essa ha riempito il cuore dei discepoli e colma anche il nostro impedendoci, come era accaduto anche a loro, di guardare oltre la morte e intravedere un senso che supera le umane aspettative e delusioni. Il dolore provoca una chiusura anche della mente che forse si pone tante domande ma non quella più giusta per elaborare sanamente la sofferenza. Quanto più avvertiamo il vuoto di senso di ciò che ci accade di traumatico tanto più la mente si affolla di interrogativi che ci fanno rimanere nel perimetro del ragionamento umano. Gesù ci invita a porre una domanda: «Dove vai?», cioè a chiedere quale sia l’orizzonte sul quale si poggiano gli occhi del suo cuore. «Dove vai?» è una richiesta di condivisione della stessa speranza che muove la scelta di Gesù di amarci fino alla fine. Domande come questa sono una porta aperta ad accogliere l’altro anche se non comprendiamo appieno le sue scelte. Ci si pone in un atteggiamento di ascolto e così ampliare la propria visione unendola a quello dell’altro. Questo vale anche nel rapporto con Dio. Interrogarlo significa cercare il senso della vita accettando di lasciarci accompagnare dalla sua Parola. Anche da quello, che agli occhi dei discepoli appare una tragedia, può venirne un bene. Gesù assicura che la sua morte e il distacco da loro è un passaggio necessario, sebbene doloroso, perché venga lo Spirito Santo. Quante volte non siamo capaci di vedere nei drammi della vita una novità che si affaccia e un’opportunità che si presenta davanti a noi. Lo Spirito Santo, illuminandoci, getta luce sulla colpa del mondo ovvero la chiusura alla grazia di Dio. Il rifiuto di Dio condanna alla tristezza, alla cecità del cuore e a subire la stessa sconfitta del principe di questo mondo.
Signore Gesù, speranza di chi crede in Te, la tua Parola mi aiuti ad uscire dai labirinti mentali che mi condannano alla paura, alla mancanza di fiducia verso gli altri e ai complessi di persecuzione. Mi insegni ad accettare la tristezza considerando il vuoto o la mancanza causata da qualche perdita come il luogo interiore dove accogliere il dono dello Spirito Santo che dalla croce effondi con abbondanza. Allarga sempre di più lo spazio del mio cuore perché, riempito di Spirito Santo, il mio orizzonte terreno possa fondersi con il tuo celeste e desiderare come Te di fare nient’altro che la volontà del Padre.