La Parola di Gesù, luce di consolazione e speranza – Mercoledì della IV settimana di Pasqua
Mercoledì della IV settimana di Pasqua
At 12,24-13,5 Sal 66
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 12,44-50
Io sono venuto nel mondo come luce.
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
La Parola di Gesù, luce di consolazione e speranza
A molti sarà capitato di ritrovarsi nel buio perché è andata via la corrente e di doversi muovere a tentoni cercando qualche punto luce grazie al quale orientarsi. Questa è la metafora della vita quando ci troviamo in situazioni di blackout nelle quali o brancoliamo nel buio non sapendo di preciso dove andare o siamo bloccati dalla paura impossibilitati a fare alcun passo. Credere, sembra dire Gesù, significa lasciarsi raggiungere dalla luce che mostra una strada d’uscita dal groviglio delle contraddizioni e dei sentimenti che abbiamo nel cuore. Mi pare di ascoltare queste parole che Gesù pronuncia, accostandosi a noi delicatamente, con un tono di voce pacato, a voler rassicurare e invitare a non temere, a non lasciarsi trattenere dalla paura, dalla vergogna, dal senso di colpa o d’impotenza. Le parole di Gesù sono pure esigenti perché, essendo in gioco nientemeno che la vita, sono un appello accorato alla nostra responsabilità; per questo motivo suonano come un comandamento. Il tono esortativo fa intuire il fatto che alcuni, tra i quali ciascuno potrebbe indentificarsi, hanno intravisto in Gesù uno spiraglio di luce, ma nel cammino si sono scoraggiati per il fatto di non riuscire a mettere in pratica il comandamento dell’amore, credendosi in tal modo condannati o esclusi dalla sua misericordia, indegni di continuare l’itinerario di fede. Lo scoraggiamento può persino portare a sentire un senso di rigetto nei confronti di Dio dietro cui in fondo si nasconde la non accettazione dei propri fallimenti e il rifiuto a lasciarsi guarire. Credere vuol dire permettere alla luce di Dio di farsi strada sempre di più dentro di noi affinché siano fugati i pensieri che ci tengono incatenati al rimorso o al risentimento. Gesù viene nel mondo come luce che traccia la via per uscire dalle tenebre e andare verso il Padre, non come bastone che colpisce per punire. Le parole di Gesù hanno il potere di raggiungere il cuore e di sanarlo perché non sono il frutto di un suo ragionamento astratto, ma esse portano con sé un significato bellissimo: l’amore del Padre verso i suoi figli. Il messaggio e il messaggero sono un’unica cosa. Gesù, il figlio di Dio è la parola del Padre; accoglierla significa diventare anche noi figli suoi.
Signore Gesù, amico dei poveri, vieni a portare la luce della speranza nel mio cuore perché sia cacciato ogni tipo di paura. Incontrare Te significa vedere sorgere il sole che dà senso e colore al vivere anche quando l’ombra del peccato si stende e sembra nascondere ai miei occhi la bellezza del tuo amore. Aiutami a scrollarmi di dosso i pensieri che mi intristiscono per sentire il calore del tuo abbraccio rassicurante. La tua parola m’incoraggia a ricominciare dopo ogni battuta d’arresto, a cercare sempre la luce, a desiderare di vedere il tuo volto nel quale contemplare quello del Padre. Consolato dalla tua luce, possa essere io stesso messaggero di speranza per i miei fratelli che sono nel dolore.