Cristo, sorgente dell’amore vero – Lunedì della IV settimana di Pasqua
Lunedì della IV settimana di Pasqua
At 11,1-18 Sal 41 e 42
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10,1-10
Io sono la porta delle pecore.
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Cristo, sorgente dell’amore vero
Con una similitudine Gesù vuole offrirci gli strumenti per fare discernimento tra chi è degno di fiducia, e va seguito, e colui dal quale diffidare. Il pastore si oppone al ladro e al brigante perché egli mostra rispetto, al contrario degli altri che invece usano la forza per imporsi, comunica amorevolezza invece di rigidità e durezza. Nel momento della debolezza chi ama si prende cura pazientemente di chi è nel bisogno, mentre il ladro specula sulla povertà per un suo tornaconto. Gesù è l’unico pastore che ama in maniera totale e fedele, fino alla fine. Sulla croce si manifesta come il buon pastore che non prende la vita degli altri, ma dà la vita sua agli altri. Una situazione o una persona può assorbire tutte le nostre forze al punto di renderci spenti e diventare tristi e dipendenti. Assistiamo a volte inermi, anzi arriviamo anche a credere, o ci fanno credere, che quella sia una forma di amore. Eppure, il cuore sa la verità, perché la tristezza e la paura diventano i suoi padroni e noi diventiamo incapaci di reagire. Il pastore, chi ci ama veramente, non ci tiene sotto ricatto, non esercita forme di controllo e una gestione autoritaria; la voce del Pastore fa sentire la sua amorevole discreta vicinanza, ci spinge a uscire da reticenze e chiusure che formano quasi un carcere nel quale si vive da autoreclusi. Il pastore ci fa sperimentare quale sia il vero amore. Il falso amore genera in noi ansie, timori, sensi di colpa e d’inferiorità. Il vero amore, quello che Dio ci offre, ci tira fuori dal buio delle nostre incertezze, non solo per vedere la sua luce gentile che ci avvolge e ci accarezza, ma anche per essere luce e gioia per gli altri.
Signore Gesù, tu sei la porta da attraversare per imparare da te ad amare e a vivere. Tu vieni non per esigere ma per dare, non per condannare ma per salvare, non per gettarmi un laccio ma per sciogliere i nodi, non per alimentare sensi di colpa ma per riconoscere la mia debolezza e farmi curare, non per ferire ma per guarire. Donami la sapienza per saper discernere tra la voce di chi o di cosa mi lusinga per rubarmi la libertà e quella di chi mi ama per donarmi la sua vita. Mi chiedi fiducia perché tu mi possa dare la salvezza, io chiedo a te lo Spirito Santo perché io possa ricevere da te la vita, la vita eterna.