Il pane che sazia di vita – Martedì della III settimana di Pasqua
Martedì della III settimana di Pasqua
At 7,51-8,1 Sal 30
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,30-35)
Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Il pane che sazia di vita
La folla chiede un segno come quello che Mosè compì nel deserto dove il popolo d’Israele, stanco del viaggio e affamato, fu nutrito di manna. Gesù ricorda che non fu Mosè a garantire il pane ma che fu solo un mediatore del dono di Dio. Dell’esperienza fatta nel deserto è rimasto solo un ricordo? Colpisce il fatto che viene attribuito a Mosè ciò che invece dovrebbe essere ricondotto all’opera di Dio e alla sua costante e amorevole premura verso l’ingrato popolo. È chiara la difficoltà ad alzare lo sguardo e vedere la realtà al di là dei propri criteri di valutazione. La storia dovrebbe illuminare il nostro presente per riconoscere i segni della presenza di Dio. Egli non sceglie forme spettacolari ma quelle ordinarie che sono talmente normali da passare anche inosservate. Gesù invita a passare dal desiderare il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo e simbolo del nutrimento che soddisfa i bisogni primari dell’uomo, al chiedere il pane dal cielo, segno del sogno di Dio che una vita donata per amore può realizzare.
Il dono di Dio non è qualcosa ma qualcuno, è una persona: «colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Gesù chiarisce che lui non è solo mediatore per ricevere qualcosa da Dio, ma è lui stesso il «pane di Dio», il «pane della vita». L’amore di Dio si può riconoscere quando non guardiamo la realtà a partire dai nostri bisogni ma nel momento in cui, credendo nel suo Figlio unigenito, andiamo da lui per avere la vita. Dovremmo lasciarci portare dalla voce interiore della fede che ci fa uscire dagli schemi mentali tipicamente terreni per i quali in cima alle preoccupazioni c’è il problema di portare qualcosa in tavola o mettere qualcosa sotto i denti.
Gesù raccomanda di non preoccuparsi di cosa mangiare, perché il Padre nostro sa di cosa abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo (cf. Mt 6,25s). La domanda assillante dovrebbe essere la stessa che inquieta il cuore di Dio che sempre cerca il modo di comunicare il suo amore all’uomo perché impari ad amare e a dare anche lui la sua vita per gli altri.
Signore Gesù, pane di Dio, pane della vita, tu sempre ti doni perché chiunque crede in te possa gustare e vedere l’amore di Dio. Sei disceso dal cielo per fare la volontà del Padre. Ti fai mangiare perché tu possa scendere nell’intimo del cuore, sanare le sue ferite, aprirlo per accogliere la pace che doni. Feconda di cielo questa mia povera terra e da essa potrà ancora germogliare la giustizia e la pace. Aiutami a pregare come Mosè perché interceda per il popolo che stenta a riconoscere la tua amorevole presenza. Possa essere per i fratelli mediatore dell’incontro con te la cui parola sazia la fame di ogni vivente.