La Parola cambia la vita per essere uomini in cammino e non di passaggio – III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
Gio 3,1-5.10 Sal 24 1Cor 7,29-31
+ Dal Vangelo secondo Marco Mc 1,14-20
Convertitevi e credete al Vangelo.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
La Parola cambia la vita per essere uomini in cammino e non di passaggio.
Sulla bocca di Gesù risuona il vangelo di Dio. Non è un annuncio di sventura, ma di gioia. Confrontando il messaggio di Giona (I lettura), con quello di Gesù, notiamo delle differenze, la prima delle quali riguarda il tempo dei verbi. Giona indica un futuro oscuro la cui prospettiva è la condanna e la distruzione, Gesù invece punta sull’indicativo presente per rivelare l’attualità e la contemporaneità dell’azione di Dio. Nel primo caso l’accento è posto sulla denuncia, nel secondo caso sull’annuncio. Sono entrambi messaggi che nascono dal cuore di Dio che, come dice Ezechiele, non vuole la morte del peccatore che «si converta e viva» (Ez 33,11). I due messaggi non si contrappongono ma si completano. Giona ricorda, in modo certamente molto drammatico ma realistico, che il tempo della nostra vita è misurato. Il numero quaranta indica il tempo della vita terrena che inizia con il concepimento e termina con la morte. Il senso del suo messaggio non sta nel ricordare che tutto è destinato a finire ma nell’avvertire che la morte può regnare nella nostra vita anche prima che giunga l’ultimo giorno della esistenza. Infatti, la vita donata da Dio ha avvio con il dono del corpo nella sua dimensione biologica ma non si esaurisce in essa. C’è la “figura” visibile del mondo che passa, ma c’è una “sostanza” invisibile, propriamente divina, che è destinata a durare per sempre.
I Niniviti ascoltano il messaggio di Dio, lo prendono in considerazione e fanno penitenza iniziando un cammino di conversione. La Parola di Dio non è di condanna, anche se questa è l’intenzione di Giona. Gli uomini di Ninive accolgono la parola profetica quale parola di Dio che li invita a cambiare rotta per trasformare il male in bene. Il fine della conversione è la trasformazione del male in bene. Questa non è solamente un’opera umana, ma il frutto dell’azione di Dio e dell’uomo insieme. È appunto questo il cuore del messaggio evangelico di Gesù che si fa prossimo all’uomo per annunciargli l’eterno amore di Dio e la sua vocazione all’immortalità. Il Libro della Sapienza, replicando ad una visione materialistica ed edonistica della vita per la quale essa va vissuta sfruttando ogni occasione per godere, afferma invece che Dio ama il mondo e ha creato l’uomo per l’immortalità (Sap 2,23). Essa non consiste nel non morire fisicamente ma nel vivere da vivente e non da mortale, ossia secondo Dio e non secondo il mondo. Siamo creati non per morire, ma per vivere e vivere significa amare, ossia vivere facendoci dono per gli altri.
Il Vangelo di Gesù è una parola di speranza che, a differenza delle altre, realizza quello che dice. La speranza non si coniuga al futuro ma al presente. Gesù afferma che Dio oggi sta dando senso compiuto al nostro tempo e che ora chiama attorno a sé per formare la sua famiglia. Con Gesù la nostra speranza non ha il nome di cose da possedere, ruoli da svolgere, titoli da vantare, ma si realizza in quella esperienza di vita che si chiama fraternità.
Gesù, con il suo vangelo, ci apre prospettive di vita nuova. Il Vangelo ci mette in moto, ci spinge verso quella speranza di famiglia che Dio stesso mette nel cuore. Con Gesù siamo uomini in cammino, non solamente di passaggio in questo mondo. Invitando a seguirlo ci offre la possibilità di cambiare modo di vivere.
Chi accoglie la parola di Gesù lo segue su una strada che ci rende più poveri, per lasciarci arricchire da Lui. L’esercizio della penitenza serve a liberarci da tutto ciò che ci blocca e ci frena facendoci chiudere in noi stessi e nel piccolo mondo che costruiamo attorno a noi. La rinuncia non è fine a sé stessa, ma è il rifiuto di ciò che alimenta una falsa speranza per intraprendere un viaggio della vera libertà. Il cammino della fede dietro Gesù, man mano che si progredisce nella conoscenza intima con Lui, ci permette di liberarci dai legami affettivi non sani e di costruire rapporti fraterni impregnati di vera amicizia e carità. La conversione è un cammino di formazione, trasformazione e conformazione. La parola di Gesù fa sì che Dio abiti in noi. La trasformazione consiste non in un cambiamento esteriore o apparente, ma nel cuore. Il cammino della fede è l’itinerario di vita, accompagnati da Gesù e dalla Chiesa, attraverso cui ogni persona matura come uomo e donna che non vivono per sé stessi ma diventano eternamente generativi.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
La Parola di Dio, voce del cuore, ricordo e speranza
Signore Gesù,
in questo tempo dominato dalla paura
siamo come isole di un arcipelago,
spesso ripiegati su noi stessi
e timorosi di andare oltre
la terra (in)ferma
delle nostre piccole attese.
La tua Parola
non è tuono che ci fa sobbalzare
e che aumenta l’ansia per l’epilogo della vita
che già conosciamo ma che esorcizziamo.
Più non accettiamo la morte
più essa compie la sua opera corruttiva.
Quando tutto crolla e tace la voce che guida,
quando si spegne la luce che orienta
e viene a mancare la forza che sostiene,
quando silenzio e buio avvolgono il cuore,
la Tua Parola brilla come stella nella notte,
accarezza come brezza dell’aurora.
La tua Parola è suono del cuore,
quello che per primo
il figlio sente della madre.
Come quel battito così la tua Parola
è un ricordo che diventa speranza.
Quando la tua Parola mi abita,
come il seme nella terra,
il tempo della vita non è più
come sabbia che scivola nella clessidra
ma come grembo materno
che spinge verso l’eternità.
La tua Parola
è richiamo gentile e forte
a mettermi in cammino con Te
affinché Tu non passi dal mio cuore
come tutto ciò che passa
senza lasciare traccia.
Che possa sempre seguire le tue orme,
quelle che la forza del tuo Amore
imprime nella mia vita.