Come preghi così ami – Venerdì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario
Venerdì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Ap 10,8-11 Sal 118
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,45-48
Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Come preghi così ami
Ciò che scandalizza Gesù entrando nel tempio è la totale esclusione di Dio dalla sua casa. Il Signore ha immaginato il luogo sacro, prima la tenda mentre Israele pellegrinava nel deserto e dopo il tempio quando si stabilì nella terra promessa, come punto d’incontro con il suo popolo. Ogni qualvolta noi preghiamo facciamo del nostro corpo il tempio nel quale Dio ci dà appuntamento. Quando poi siamo due o più riuniti nel suo nome Gesù è in mezzo a noi. La preghiera è l’esperienza della intimità familiare nella quale avviene uno scambio, come nel cenacolo nell’ultima cena che Gesù consumò con gli apostoli e i discepoli più stretti, quando spezzò il pane e lo distribuì e fece passare il calice del vino. La preghiera fa del luogo in cui si celebra la casa di Dio e degli uomini. La preghiera è certamente scambio, si tratta di un «commercio», come lo chiamavano i latini, perché Dio accoglie ciò che gli offriamo e lui in cambio dona sé stesso. Diventando uomo e morendo sulla croce Dio ha preso su di sé i nostri peccati e ci ha donato la sua vita.
Se togliamo la preghiera dalla nostra vita, se escludiamo Dio dalle relazioni essenziali, il suo posto lo prende il demone dell’orgoglio e dell’avidità che tutto rapisce senza restituire. Anche il tempio, che possiamo identificare con la parrocchia a cui apparteniamo, può diventare un covo di ladri se la consideriamo solo come un luogo in cui prendere quello che ci serve. Non di rado ci si rivolge al parroco per sapere come o quando ricevere i sacramenti considerati come “prassi” ed esigiti come “dovuti” magari dopo aver “pagato” il pegno di qualche incontro di formazione. Gli stessi incontri organizzati nell’ambito di cammini associativi a nulla varrebbero se non fossero sempre un’occasione d’incontro con il Signore che spesso invece sembra essere estraneo a casa sua.
C’è un popolo che è assetato e affamato di Dio, anche se tante volte è un bisogno nascosto e non espresso; l’addobbo della chiesa, la scenografia, le musiche, la fotografia, occupano quasi tutta l’attenzione e le energie mentali e monetarie lasciando il Signore e i poveri ai titoli di coda, forse. Abbiamo bisogno di purificare la nostra fede e il modo con cui la viviamo. Sia concettualizzare che affannarsi a fare tante cose sono il modo con il quale emarginiamo Dio nella nostra vita e dalle nostre chiese. Non dovremmo preoccuparci di quante cose sappiamo di Dio o in quante iniziative siamo coinvolti, ma di come e quanto preghiamo perché da questo dipende come e quanto amiamo.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!