A nulla serve accrescere la ricchezza se non si cresce in fraternità – Lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario
Lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario(Anno pari)
Ef 2,1-10 Sal 99
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,13-21
Quello che hai preparato, di chi sarà?
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
A nulla serve accrescere la ricchezza se non si cresce in fraternità
Spartire è cosa ben diversa dal condividere, perché nella spartizione ognuno prende per sé mentre nella condivisione tutti danno del proprio. Il tale che si rivolge a Gesù nel contenzioso sulla eredità, non riuscendo a trovare un accordo con suo fratello, vorrebbe che lui facesse da arbitro garantendo una giusta distribuzione. Ma Gesù non accetta di essere chiamato in causa per essere giudice e mediatore nelle questioni di potere o nelle beghe tra contendenti. Eppure, non poche sono le volte nelle quali invochiamo la giustizia di Dio per risolvere problemi la cui origine è semplicemente nella cupidigia che monetizza tutto, persino i legami tra fratelli.
L’attaccamento ai beni materiali quando diventa prevalente rispetto ai legami di appartenenza giustifica l’idea che la spartizione sia la forma migliore per fare giustizia. In realtà giusto non è chi divide in parti uguali, ma chi condivide quello che gli appartiene mettendo in comune i propri beni perché ci sia equità. Il giusto è l’uomo saggio che stabilendo relazioni di fraternità con gli altri condivide con loro, il tempo, le esperienze, i racconti di vita e i propri beni. Chi si apre agli altri nella compartecipazione non perde nulla ma si arricchisce presso Dio. Infatti, se nel tempo della vita terrena facciamo esperienza di solidarietà, condivisione, fratellanza la morte non ci toglie nulla, ma ci restituisce tutto centuplicato; al contrario se siamo dipendenti dalla ricchezza che abbiamo prodotto alla fine, di quella stessa produzione, diventiamo lo scarto.
Ciò che si accumula con avidità diventa causa di discordie, di divisioni e si disperde, mentre ciò che si dona nella condivisione fraterna fruttifica e genera altro bene. La vera eredità da desiderare e accogliere non è fatta di beni materiali di cui godere, ma è la carità il bene più prezioso che il Signore Gesù condivide con noi e che nessuno potrà portarci via.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!