La preghiera è fede celebrata, pensata e vissuta – Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario
Venerdì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Qo 3,1-11 Sal 143
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,18-22
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
La preghiera è fede celebrata, pensata e vissuta
La preghiera è un modo di essere davanti a Dio e determina la postura spirituale nella relazione con gli altri. Prega chi si pone di fronte al Signore nudo, ovvero senza armature di difesa o travestimenti. Così Gesù prega il Padre. È una intimità tale da rendere la conoscenza di sé e dell’altro trasparente. Nella preghiera Gesù scopre la sua identità e gradualmente matura anche il modo nel quale realizzarla. Pregando non si sprecano le parole, ma ci si fa guardare da Dio e così si assimila il suo stesso sguardo su di sé. Dio, che mi conosce da sempre, mi chiama per nome, come un padre o una madre fa con il suo figliuolo. Come quello di Dio lo sguardo contemplativo coglie la verità, il valore intrinseco del mondo creato che ci circonda, degli altri riconosciuti come fratelli e di noi stessi, figli dell’unico Padre.
Può capitare che l’identità che scegliamo di assumere è quella che gli altri ci affidano, come una divisa che non è cucita su misura, ma nella quale si è costretti ad entrare adattandosi con non poche forzature. I personaggi, per quanto siano riconosciuti grandi e di valore, rimangono nella loro unicità, come lo è Gesù, il Cristo di Dio. La propria identità non si delinea conformandosi a “modelli” o schemi o aspettative umane, ma costruendo giorno per giorno legami pregni di umanità e fiducia. Si scopre giorno per giorno chi si è entrando in una relazione dialogica con Dio e con gli altri
Contestualmente al graduale chiarimento dell’identità e dei legami con gli altri, man mano matura anche la propria missione. Essa non è un semplice incarico, ma è il fine per il quale vivere. La missione trasforma i legami, che si creano per tanti motivi, in armoniosa solidarietà con gli altri uomini che imparo a chiamare fratelli.
Perché il silenzio imposto da Gesù? Perché la verità non è dire ciò che si pensa ma pensare quello che si dice. La fede prima di essere professata, va pensata. La teologia è la fede pensata che non è un’esclusiva di pochi ma è un compito al quale Gesù chiama tutti a partire dai suoi discepoli. Solo se la fede è pensata si prende coscienza della propria dignità di figli di Dio e si discerne il modo come vivere concretamente la propria missione e il servizio.
Gesù, pregando, ci insegna che la preghiera è fede celebrata, pensata e vissuta.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!