I passi della riconciliazione verso la comunione – Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario
I passi della riconciliazione verso la comunione – Mercoledì della XIX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Ez 9,1-7;10,18-22 Sal 112
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18,15-20
Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Una probabile radice dei termini comunione e comunità è «cum-munus», cioè responsabilità condivisa. Gesù partecipa a tutti la missione che aveva anticipato a Pietro: «tutto ciò che legherete sulla terra sa legato in cielo e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo». Gesù indica nel recupero del fratello perduto non solo un dovere ma una forma di comunione con Dio il quale gradisce la misericordia più dei sacrifici.
L’esercizio della misericordia consiste nel fare ogni passo possibile perché possa compiersi la volontà di Dio: «Che ogni uomo si salvi e giunga alla conoscenza della verità». Ogni uomo è un fratello più piccolo da recuperare soprattutto quello che con una sua colpa ha compromesso la relazione. Come Dio con discrezione interviene nella coscienza di ciascuno con «la carezza dello Spirito», così il discepolo di Cristo compie il primo passo verso il suo fratello avversario per avvertirlo dell’errore con delicatezza. È importante innanzitutto il dialogo a tu per tu perché chi corregge non deve preoccuparsi di difendere la sua dignità agli occhi degli altri, ma, sentendosi responsabile della vita del fratello si prende cura di lui ferito dalla sua stessa condotta.
Vivere in comunione con Dio significa sentire la responsabilità, o meglio diremmo la compassione, verso il fratello che è piccolo perché sbaglia e compiere ogni passo per realizzare la comunione con lui. Caino, per giustificare l’omicidio di Abele, dice: «Sono forse io il custode di mio fratello?». Davanti al fratello, colpevole nei nostri confronti, siamo naturalmente tentati di mutare in giudizio di condanna la rabbia, la gelosia, l’invidia o il pregiudizio che precede la sua colpa. La correzione fraterna, fatta con garbo e rispetto, quella che non persegue l’umiliazione dell’altro ma il recupero della relazione con lui, è il modo più efficace di incanalare nel dialogo le forze interiori agitate. Non si tratta di regolare i conti ma di guadagnare il fratello e riconquistare la comunione con lui.
A volte l’impegno personale non basta e allora bisogna vivere ancora un’altra forma di comunione che coinvolge anche gli altri fratelli della comunità. Più grande è la colpa, più ampia è la rete di aiuto fraterno nel quale il reo viene inserito e maggiore deve essere la compassione che non si arrende davanti a nessun rifiuto, che non torna indietro davanti ad alcun muro. Alla persistenza del peccato la comunità risponde con la perseveranza e la concordia della preghiera.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!