Il profeta, uomo di Dio è Parola fatta Vita – Sant’Ignazio di Loyola
Sant’Ignazio di Loyola
Ger 26,1-9 Sal 68
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,54-58)
Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Il profeta, uomo di Dio è Parola fatta Vita
Nel libro del Deuteronomio (cap. 18) Mosè offre il criterio per distinguere tra il vero e il falso profeta: la parola di quello vero si realizza, mentre l’oracolo di quello falso no. A partire da Mosè, che è l’archetipo dei profeti, passando per Elia, Eliseo, Isaia e soprattutto Geremia, fino ad arrivare a Gesù e ai suoi discepoli, il profeta autentico diventa il segno visibile del peccato dell’uomo. Infatti, come gli uomini spesso si ribellano a Dio e lo rifiutano, così i profeti subiscono la stessa sorte. Essi non sono creduti e addirittura osteggiati. Da qui il detto proverbiale «nessuno è profeta in patria sua». Il profeta, quale uomo di Dio, lo rende presente, udibile, tangibile. Il profeta è l’uomo nel quale Dio si fa piccolo per parlare agli altri uomini e intessere con loro un rapporto di amicizia vera, gratuita, disinteressata, autentica. Ma gli uomini invece di fidarsi di colui che si offre senza chiedere nulla in cambio per sé, diffidano perché rappresenta ciò che di più distante c’è dalla logica commerciale, utilitaristica, materialistica, individualistica di cui sono impregnati gli uomini. Si nasce individui e si dovrebbe diventare persone, se ci si lascia guidare, aiutare, educare. Questo è proprio il compito del profeta che è strumento non del giudizio di Dio ma della sua pedagogia.
Matteo, come fanno tutti gli evangelisti, preparano per tempo i lettori della loro opera al gran rifiuto che condurrà Gesù alla morte. Tuttavia, al gran rifiuto dell’uomo Dio oppone la grande fedeltà che porta alla risurrezione. Ogni profeta è fatto segno di scherni, offese, ingiurie, complotti fino a subire la morte, ma lo stesso profeta è fatto oggetto della misericordia di Dio. Infatti, con la risurrezione di Gesù Cristo, che rivela come vera la sua parola e quella di Dio, riscatta il destino di ogni profeta del passato, del presente e del futuro, ma anche di tutti coloro che hanno fede e credono nella loro parola fatta vita.
L’uomo è amato da Dio sempre, ecco perché è amato veramente. Non c’è nulla di più vero dell’amore di Dio di cui si può fare esperienza solamente quando abbassiamo i muri di difesa dei pregiudizi. La vita, quella vera, la si accoglie aprendo la porta del cuore a Dio. La maniglia di questa porta è solo dal di dentro perché è l’esercizio della libertà personale che Dio ha reso inviolabile anche a sé stesso.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!