La salvezza è scambio e cambiamento – DOMENICA DELLE PALME
La salvezza è scambio e cambiamento – DOMENICA DELLE PALME
La liturgia inaugura la Settimana Santa commemorando l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Sono gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù il quale, consapevole di ciò che sta per accadergli, affronta la realtà lasciandosi guidare dalla Parola di Dio. È giunto alla piena coscienza di essere inviato da Dio come il Cristo, il re e pastore d’Israele. Fa il suo ingresso cavalcando non un cavallo, simbolo della forza militare, ma in groppa ad una asina. L’evangelista collega questa scelta alle profezie che annunciavano l’avvento del re, il Signore, ma non con potenza e violenza ma con mitezza e in pace.
L’immagine usata dai profeti e ripresa da Gesù è attinta dalla storia narrata nei primi capitoli del Primo Libro dei Re in cui si descrive la successione al trono di Davide. C’è qualcuno che, approfittando dell’anzianità di Davide, vuole usurpagli il titolo, ma il re interviene indicando in Salomone il suo successore e lo fa facendolo entrare in città sulla sua mula. La gente, vedendo Salomone, lo saluta come re, il benedetto di Dio.
Gesù, dunque, è il vero Salomone che entra trionfante in Gerusalemme acclamato dalla folla che riconosce in lui il «Benedetto che viene da Dio». Gesù entra nella nostra città, nelle nostre famiglie, nella nostra vita che, come Gerusalemme, vive non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. Certamente ognuno avverte la gravità del momento nel quale è intervenuta una novità inaspettata che, come un terremoto, ci ha costretti a cambiamenti di stili di vita, di abitudini, di esigenze, di atteggiamenti. A Gerusalemme alcuni, vedendo il trambusto e l’agitazione, domandano: «Chi è costui?». È bene che questa domanda ce la poniamo anche noi: «Chi è Gesù che viene verso di me?».
La Domenica delle Palme ci introduce nei giorni della passione; sorge una domanda: quelli che stiamo vivendo non sono giorni di sofferenza? Certo! Il Vangelo non ci vuole distrarre dal dolore che colpisce tanti nostri fratelli e sorelle, anche se in modalità e intensità diverse, ma ci aiuta a vivere questo tempo come tempo di salvezza. C’è qualcuno che può intendere la salvezza come ritornare a fare le cose di prima e ad essere come era fino qualche settimana fa, oppure altri la intendono come riuscire a tirare a campare alla giornata, o ancora c’è chi aspetta di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali ma vede questa attesa come un miraggio che si allontana e svanisce. Gesù non viene a illudere, a offrire false speranze, dispensare rassicurazioni che tutto andrà bene. Chi è allora questo Gesù? Egli, mi chiede di seguirlo e rimanergli vicino in questo tempo di cambiamento perché io possa cambiare me stesso, quasi trasfigurarmi, per tirar fuori il figlio di Dio che è in me.
Siamo tutti come Simone di Cirene, che veniva dalla campagna per vendere al mercato i prodotti della sua terra per portare il pane a casa. Avrebbe voluto essere semplice spettatore, veder passare il corteo dei condannati, e poi andare verso il mercato a compiere il suo dovere, come ogni giorno. Invece i suoi programmi sono sconvolti, deve lasciare la cesta con il prodotto del suo lavoro e farsi carico di una croce non sua, peso di una condanna di una colpa non commessa. Le domande del Cireneo sono anche le mie: «Perché proprio a me?», «Cosa ho commesso di male per meritare tutto questo?». Abituati a trovare scorciatoie per sfuggire ai problemi, la storia ci carica anche di pesi che, solo in apparenza non sono nostri. Con quale sguardo Simone guarda la realtà? È naturale la sua rabbia, vorrebbe ribellarsi e svincolarsi, forse guarda Gesù con disprezzo imputandogli la responsabilità di quello sforzo inutile. L’uomo di Cirene è quello comune che ragiona come tutti: se l’hanno condannato avrà certamente una colpa! Ma io che colpa ho?
Ma mi piace immaginare anche che, nel segreto di sguardi silenziosi ed eloquenti dopo i ragionamenti istintivi, incrociare lo sguardo di Gesù gli ha fatto percepire la sua innocenza. In quello sguardo non ha colto il colpevole ma il fratello con il quale portare il peso della prova.
Ma noi che abbiamo assistito al processo davanti a Ponzio Pilato sappiamo che colui che meritava di essere condannato, Barabba – che significa “figlio del padre” – è libero e al suo posto Gesù sale sulla croce. È avvenuto uno scambio in cui Dio si carica delle nostre iniquità e le sconta inchiodandole sulla croce.
Questo scambio è condizione del nostro cambiamento: da meritevole di condanna sono reso libero, ma sono veramente liberato se tale cambiamento non lo subisco, ma lo vivo insieme con Gesù.
Il cambiamento che stiamo vivendo è un vero e proprio terremoto, come accenna Matteo nel momento in cui Gesù muore. Di questo cambiamento avremo paura e ci atterrirà se crediamo che esso ci costringa solamente a perdere. In questo senso la paura è amplificata dal terrore di scomparire con ciò che perdiamo.
Con Gesù comprendiamo che il cambiamento che stiamo vivendo, il terremoto che scuote dalle fondamenta la nostra vita è il segno e preludio che Dio ci sta portando verso la vita nuova. Essa non è la riedizione aggiornata del passato, ma la realizzazione della sua promessa e della sua benedizione: farci figli suoi e fratelli tra noi che si amano portando i pesi gli uni degli altri, come Dio, il buon pastore ci porta sulle sue spalle.
Buona Domenica delle Palme e buon inizio di Settimana Santa!