Il lievito della discordia e il pane della fraternità – Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Martedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Giac 1,12-18 Sal 93
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,14-21)
Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».
Il lievito della discordia e il pane della fraternità
«Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode». Mentre Gesù parla ai discepoli del pericolo di coltivare in sé l’ambizione egoistica e la volontà di potenza che innescano meccanismi di competizione e aggressività, essi litigano perché manca loro il pane. Il Maestro ammonisce i discepoli a purificare il cuore ed essi invece pensano a ciò che manca. Il contrasto è evidente: l’esortazione a farsi poveri contrasta con la tendenza a lamentarsi della povertà di pane. La lamentela in realtà è generata proprio dal lievito dei farisei e di Erode che è la logica dell’accumulare.
Nella tradizione ebraica della pasqua prima della festa bisogna eliminare il lievito vecchio che San Paolo definisce «lievito di malizia e di perversità» (1Cor 5,8) che è quello che rende duro il cuore e incapace innanzitutto di ricordare che Dio ci precede nell’amore ed è Lui che ci fa crescere nella Carità.
Gesù, invitando a ricordare gli eventi accaduti nei quali egli ha spezzato i pani e li ha dati perché venissero distribuiti, aiuta i suoi a purificare il cuore. Gli apostoli avevano portato via prima dodici e poi sette sporte di pane ma che avevano dimenticato di prendere. Ciò che è avanzato è l’eccedenza che i discepoli dovevano fare propria. L’eccedenza è l’insegnamento di Gesù, non in parole ma in gesti.
Il cuore indurito dall’orgoglio, dall’avidità e dal formalismo, fa cadere nel dimenticatoio l’insegnamento di Gesù. La mancanza diventa motivo di giudizio, di lamentela e di disputa. Bisogna allora ricordare, fare memoria grata dell’azione e dell’insegnamento di Gesù. Egli ha insegnato a condividere e ad essere solidali gli uni con gli altri per affrontare il viaggio della vita.
Se Gesù ha spezzato cinque pani sfamando cinquemila persone e poi con sette pani ha nutrito i quattromila, non soddisferà la fame dei Dodici? Quell’unico pane invece di essere oggetto di discussione o di contesa è un bene che, se spezzato insieme, diventa gioia condivisa.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!