La solidarietà è il fattore moltiplicante della gioia – Sabato della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Sabato della V settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
1Re 12,26-32; 13,33-34 Sal 105
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,1-10)
Mangiarono a sazietà.
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano».
Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli.
Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò.
Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
La solidarietà è il fattore moltiplicante della gioia
«Sento compassione per la folla». La compassione è il legame d’amore più forte che ci possa essere in una relazione. L’uomo che ha compassione non cerca solo di soddisfare il proprio bisogno, ma si apre ad ascoltare e ad accogliere l’altro e condividerne le esigenze. Alcuni bisogni sono talmente evidenti che non è necessario chiedere in cosa si può essere d’aiuto, ma si deve prendere l’iniziativa per dare il proprio contributo.
La compassione supera le resistenze dovute alla consapevolezza della propria insufficienza. Le mancanze personali possono essere un alibi per rimanere indifferenti.
La compassione rende creativa e concreta la solidarietà che non si accontenta di fermarsi al piano dei principi e dei buoni sentimenti o delle belle dichiarazioni, ma richiede un atteggiamento contrario a quello che la risposta al solo bisogno personale richiederebbe. Il concentrarsi sulle proprie necessità e la pretesa di poter risolvere i problemi da soli istintivamente ci induce a prendere, afferrare per sé. La compassione ci rivela che la soddisfazione dei propri bisogni passa attraverso la solidarietà. Condividere quello che si ha significa rinunciare all’istintivo atteggiamento del prendere per compiere il gesto contrario dell’affidare a Gesù quello che si ha (anche nel cuore) per offrirlo e distribuirlo ai fratelli.
Il vero miracolo sta nel constatare che quello che abbiamo rinunciato a possedere per sé e abbiamo condiviso ci viene restituito moltiplicato: sette sporte di pezzi avanzati!
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!