«Gesù morì per i nostri peccati … risuscitò il terzo giorno» – Venerdì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Venerdì della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Sir 47,2-13 Sal 17
+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,14-29)
Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto.
In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
«Gesù morì per i nostri peccati … risuscitò il terzo giorno»
La storia del martirio di Giovanni Battista per mano di Erode ricorda quella narrata in 1Re 21, 1-16 in cui Nabot di Izreel, proprietario di una vigna, viene ucciso attraverso un intrigo orchestrato dalla regina Gezabele perché il marito, il re Acab, potesse venire in possesso della vigna. Dopo questi eventi il profeta Elia viene inviato da Dio per denunciare il misfatto. Ciò che accomuna i due racconti è la presenza delle donne che, in questi due casi, incarnano la seduzione del male che induce persino a uccidere. Come nel racconto tra Caino e Abele, così anche in questo caso, bisogna stare attenti ai sentimenti cattivi che si annidano e che in alcuni momenti, soprattutto quelli nei quali siamo più deboli, hanno il sopravvento.
È pericoloso custodire nel proprio cuore i pensieri che alimentano i sentimenti cattivi avendo la presunzione di poter gestire le situazioni difficili. Capita che si creino situazioni ottimali per i quali l’odio e il risentimento, covati nel silenzio, si rivelano nella loro potenza aggressiva.
L’odio è generato dalla cupidigia, cioè dalla insaziabile voglia di possedere senza accettare alcun limite.
La coscienza di Erode si fa sentire allorquando, sentendo parlare di Gesù, si risveglia il senso della giustizia, quella vera. Dio non lascia in sospeso nessuna questione e attraverso la morte e la risurrezione del suo Figlio offre a tutti la possibilità di convertirsi e cambiare vita.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!