Quando sembra che Dio non ci sia, lo trovi se lo cerchi nel tuo cuore – Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Quando sembra che Dio non ci sia, lo trovi se lo cerchi nel tuo cuore – Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

20 Gennaio 2020 Off Di Pasquale Giordano

Lunedì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

1Sam 15,16-23   Sal 49 

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,18-22)

 Lo sposo è con loro

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 

Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 

Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Quando sembra che Dio non ci sia, lo trovi se lo cerchi nel tuo cuore

In una società, come è anche la nostra, caratterizzata da un profondo individualismo, il benessere a cui tende ogni uomo sembra coincidere con la soddisfazione dei propri bisogni e desideri; di conseguenza anche le relazioni personali si piegano a questo fine drammaticamente egoistico. 

La caparbietà con la quale vogliamo raggiungere degli obbiettivi giustifica anche la scelta a grandi rinunce oppure a fatiche che consumano. Il problema in realtà sorge quando tutto nasce dal proprio io e termina allo stesso punto, cioè se vivo solo per me stesso e alla ricerca dell’autorealizzazione. Amare sé stessi significa amare la vita intesa come relazione con l’altro da sé. Il digiuno, quale rinuncia a qualcosa, non può essere una pratica che alimenta la propria autoreferenzialità. Oggi il digiuno è scelto come una forma di cura di sé per il proprio benessere. Tuttavia, rinunciare a qualcosa che piace solamente per dimostrare a sé stessi di essere capaci di autocontrollo non porta lontano. Anche la pratica religiosa se vissuta in maniera autoreferenziale è inutile. 

Gesù ci ricorda che il vero benessere consiste nel godere della relazione con l’altro e soprattutto avere la capacità di lasciarsi rinnovare dal contatto con gli altri. La relazione con Gesù è una festa nella quale siamo invitati a partecipare alla sua gioia di amare donandoci la sua vita. 

La novità nella vita ci raggiunge nelle relazioni quotidiane con le persone che incontriamo tutti i giorni e soprattutto con quelle più vicine a partire da quelli della nostra famiglia e della nostra chiesa. 

I momenti di comunione e di fraternità siano momenti di autentica festa perché compartecipiamo con tutti all’unica mensa che ci nutre. Non mancano momenti nei quali il calore della comunione si attenua e le distanze si allargano. Quello è il momento del digiuno, cioè il tempo per sentire la nostalgia della comunione e alimentare il desiderio di rincontrarci nuovamente. 

Attraverso le forme di digiuno per amore e vissuto nella speranza l’assenza non è vissuta come un vuoto davanti al quale ci si dispera, ma come un’espressione di presenza dell’Amato verso cui offrire il proprio dolore. La mancanza dell’Amato può farci precipitare nel baratro della sofferenza e farci invecchiare deteriorando la capacità di relazionarci con gli altri.  

Il dono dello Spirito Santo ci aiuta a rinnovarci interiormente affinché possiamo godere della consolazione della presenza di Dio in noi e rimanere vigilanti nella speranza nel tempo della desolazione e della prova.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!