La misericordia colma i debiti del peccatore – Venerdì della XXXI settimana del Tempo Ordinario

La misericordia colma i debiti del peccatore – Venerdì della XXXI settimana del Tempo Ordinario

8 Novembre 2019 Off Di Pasquale Giordano

Venerdì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Rm 15,14-21   Sal 97  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-8)

I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: 

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».

La misericordia colma i debiti del peccatore

La parabola dell’amministratore disonesto segue immediatamente quella del padre misericordioso. Quest’ultima si chiude con l’interrogativo se il figlio maggiore abbia accolto l’invito di partecipare alla festa organizzata per il ritorno del fratello. Il maggiore dei due fratelli è la figura nella quale devono identificarsi i farisei e gli scribi che mormorano contro Gesù per il fatto che accoglie i peccatori e mangia con loro. In realtà rimane anche l’interrogativo circa il figlio minore che, dopo la fuga, ritorna alla casa del padre: è cambiato veramente, si è convertito? 

Mi pare di poter intravedere nell’amministratore la figura dei pubblicani e peccatori ai quali è riservata l’accoglienza e il perdono, ma dai quali ci si aspetta anche un atteggiamento responsabile. La misericordia non è buonismo e la carità è cosa ben diversa dall’assistenzialismo. Nella pedagogia di Dio ogni dono, sebbene gratuito, richiede l’assunzione di responsabilità, una restituzione in termini di servizio. 

Il fine della misericordia di Dio è educare l’uomo a essere misericordioso, cioè a mettere il bene della persona prima dei beni e degli interessi individuali. La grazia di Dio, che siamo chiamati ad amministrare, se goduta in maniera egoistica e interessata viene sperperata senza che porti frutti di carità fraterna. Non si può sempre giocare con la vita perché l’inganno finisce prima o poi e ci si trova in crisi. Non ci si inventa come persone responsabili, ma ci si costruisce giorno per giorno nelle reti di relazione sempre più rafforzate dal sacrificio personale. 

L’uomo, soprattutto nei momenti di crisi, prende coscienza che non si può essere assolutamente autonomi e che bisogna assumersi delle responsabilità e rendere conto delle proprie scelte. L’amministratore comprende che per vivere non gli basta accumulare e sperperare, ma deve spendersi per guadagnare amici veri che lo accolgano.

Gesù accoglie i peccatori perché Dio “paga” i loro debiti; così il peccatore è amato e perdonato attraverso il sacrificio di Gesù. L’“amministratore disonesto” è, per così dire, messo alle strette dall’amore di Dio; passa dall’ esigere i crediti del suo padrone a colmare i debiti altrui con la stessa ricchezza d’amore che ha ricevuto, ma al tempo stesso rimettendoci l’orgoglio, la rabbia e quello che gli spetterebbe per diritto. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!