TUTTI SANTI: la gioia di diventare figli di Dio… ma non da soli – TUTTI I SANTI
TUTTI I SANTI
Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3
+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
TUTTI SANTI: la gioia di diventare figli di Dio… ma non da soli
Nell’Antico Testamento spesso ricorre il termine “beato” al singolare per indicare la persona benedetta da Dio, che è in pace, considerata giusta. Nel vangelo le prime parole di Gesù sono rivolte alla folla e in particolare ai discepoli che si avvicinano a lui per ascoltare il suo insegnamento. Si passa da una visione individuale della felicità ad una comunitaria. In altri termini, non si può essere felici da soli! L’origine della gioia è Dio che riconosce come suoi figli, e con loro condivide la sua vita, i poveri, gli orfani e le vedove che piangono, quelli che rispondo al male con il bene, coloro che si mettono al servizio della Sua giustizia, quelli che si prendono cura dei più deboli, coloro i cui pensieri adattano al Sua volontà, coloro che costruiscono ponti di dialogo e di riconciliazione, quelli che si schierano dalla parte degli ultimi anche se incontrano dure opposizioni.
Questi compongono la famiglia di Dio e sono beati perché attraversano le difficoltà che la vita riserva rimanendo uniti a Gesù, loro guida, sostegno, conforto, compagno, amico, maestro, difesa.
Gesù è il povero che ripone la sua fiducia solamente in Dio, è colui che piange perché abbandonato, mite perché benedice mentre viene maledetto, che attende con speranza che il Padre lo liberi dalla morte e dal male, che sente compassione per i peccatori, che coltiva pensieri di comunione, che agevola la riconciliazione, che viene mortificato e umiliato per il fatto di essere il Figlio di Dio. Tutto questo è il Crocifisso che, innalzato sulla croce, tocca il vertice dell’amore e della vera beatitudine perché, anche con fatica e sofferenza, non vive per se stesso o alla ricerca di un suo interesse, ma per i fratelli, i più fragili e peccatori. È da lì, da Lui, che discende lo Spirito Santo con il quale ogni uomo viene segnato dal sigillo di appartenenza a Dio come figlio suo.
Di questa grande dignità non ne siamo pienamente consapevoli fino a quando anche noi non incontriamo Gesù, impariamo a conoscerlo ed amarlo, lasciandoci trasformare da lui.
Con Gesù impariamo a godere della gioia di Dio, la gioia di amare senza condizionamenti, senza interessi egoistici, ma gratuitamente e totalmente.
Con Gesù scopriamo quanto distante è la nostra idea di santità, a cui spesso associamo la mestizia delle rinunce e dei sacrifici o la irraggiungibile perfezione morale, da quella di Dio la cui bellezza risplende nella comunione dei suoi figli che si aiutano vicendevolmente perché consapevoli di essere insufficienti e di non bastare a sé stessi.
La santità è la bellezza di Dio davanti alla quale ci si stupisce come quando si contempla il sorriso di un bambino o lo sguardo dell’amato, quando senti il calore della mano amica che stringe la tua e avverti l’abbraccio di chi ti ascolta senza giudicarti, quando gusti il piacere della semplice condivisione in amicizia e fissi lo sguardo verso l’orizzonte del mare calmo o lo volgi alla maestosità delle montagne, quando scruti la perfezione delle leggi della natura in cui cogli l’infinito del macro cosmo e i particolari del micro cosmo.
I santi sono i vincitori non di un premio, ma sul male che muove guerra dal di dentro. Esso usa l’arma del pensiero che giudica, che alimenta il risentimento, che abbassa il livello della fiducia in sé e negli altri, che spegne la speranza, che svuota il desiderio. Il nemico interiore si sconfigge con la preghiera che mi pone di fronte a Dio per narrargli la gioia di ricevere ogni giorno il dono della vita, per ricordare e tenere viva la grata memoria del suo sacrificio per me, per affidargli la sofferenza delle ingiustizie, per trovare consolazione nella solitudine, per interpretare con benevolenza le parole e i gesti delle persone che incontro, per respingere la tentazione di restituire il male a chi mi ha ferito, per insegnarmi ad educare come Lui mi educa.
La santità è la proposta di vita di Dio; non deve farci paura perché la santità non consiste nel perdere o guadagnare, ma nel diventare ogni giorno di più figli di Dio e coeredi di Cristo.
La santità non è una medaglia o un titolo, ma è il modo di vivere di Dio, amore eterno e infinito, nel quale l’uomo s’immerge come il pesce nell’acqua. È la bellezza, faticosa ma perciò stesso duratura, dell’amore che tutto unisce in un canto corale pieno di gioia. La santità è vita, è danza, è sinfonia, è festa!
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!