Se Dio non si difende dall’uomo, perché l’uomo si erge a Suo difensore contro il fratello? – Sant’Ignazio di Antiochia
Sant’Ignazio di Antiochia
Rm 3,21-30 Sal 129
+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,47-54)
Sarà chiesto conto del sangue di tutti i profeti: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa.
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Se Dio non si difende dall’uomo, perché l’uomo si erge a Suo difensore contro il fratello?
Un vero profeta è riconosciuto tale dopo la sua morte, anzi sarebbe meglio dire, dalla sua morte. Tutti i profeti, uomini di Dio, emettono l’ultimo oracolo versando il loro sangue, cioè offrendo la propria vita. La missione del profeta è coronata dal martirio. Il profeta Isaia afferma nel canto del Servo sofferente: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,7). Gli fa eco il profeta Geremia che nelle sue confessioni dice: “Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: «Abbattiamo l’albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato»” (Ger 11,19). La parola del profeta è come il ruggito del leone nel denunciare il peccato che porta alla rovina l’uomo, ma è anche silenzio di un agnello mansueto anche se portato al macello. Se viene messa a tacere la parola dei profeti e con inganni e cattiveria viene loro impedito di operare, si eleva eloquente, come quella della tromba, la voce del loro sangue, l’eco della loro sofferenza offerta per amore.
Il martirio non avviene solo per mano straniera, ma il più delle volte è un “fuoco amico”. Si assiste quotidianamente all’attacco contro il Papa da parte di coloro che elevano monumenti alla memoria di Santi, a loro volta perseguitati e uccisi da uomini che si dichiaravano credenti. Le polemiche strumentali e le calunnie, costruite ad hoc per denigrare, dei nuovi dottori della Legge non solo ascrivono loro alla schiera dei persecutori, come Saulo prima della conversione, ma traggono in errore anche tanta gente. Essi si fingono paladini della verità e di Dio, ma al contempo usano la lingua come spada per uccidere. I veri profeti non difendono una dottrina e neanche Dio stesso, ma vorrebbero salvare l’uomo dal male più grande che è il rifiuto dell’amore di Dio. Il Suo sangue, cioè la Vita eterna, ci viene donata attraverso la mitezza e il silenzio orante di chi offre la propria vita per amore.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!