La volontà di Dio in una parola: Vivi! – Santi Cornelio e Cipriano
La volontà di Dio in una parola: Vivi! – Santi Cornelio e Cipriano
1Tm 2,1-8 Sal 27.
+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 7,1-10)
Neanche in Israele ho trovato una fede così grande
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Cafarnao era un villaggio sulle sponde del lago di Tiberiade crocevia di scambi commerciali perché la strada che proveniva dal sud si divideva in due, una che andava verso la Fenicia e l’altra verso oriente passando per Damasco. Essendo una cittadina di una certa importanza c’era anche una guarnigione di cento soldati romani con a capo un centurione. Cafarnao doveva essere una città tranquilla in cui la presenza dell’esercito romano si era integrata bene con il tessuto sociale indigeno e questo grazie al centurione che aveva addirittura aiutato a costruire la sinagoga. L’uomo, pur essendo pagano, era considerato un giusto.
La vicenda parte dalla grave malattia del maggiordomo del centurione che sta per morire. Egli, attraverso degli intermediari, contatta Gesù perché visitando il malato lo possa salvare. I mediatori della supplica puntano sui meriti dell’uomo pagano mentre il centurione, attraverso una seconda ambasciata, mette in luce la sua indegnità e la fiducia nell’efficacia anche solo di una parola di Gesù.
Il centurione non chiede miracoli, né formule, ma un comando!
Come egli stesso sperimenta nella vita quotidiana, il servo fedele fa quello che gli viene comandato. Così, credendo nella forza della parola di Gesù, l’uomo gli chiede di comandare che viva!
La fede del centurione non consiste tanto nelle buone opere compiute, che avrebbero potuto anche essere dettate da puro calcolo politico, ma dal fatto di desiderare che il proprio servo viva. Infondo è proprio quello che vuole Dio per i suoi figli.
A tal proposito acquista una luce particolare le parole del profeta Ezechiele che ricorda al popolo morente per i suoi peccati ciò che Dio ha fatto per esso. “Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei Cananei; tuo padre era Amorreo e tua madre Hittita. Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l’ombelico e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce. Occhio pietoso non si volse su di te per farti una sola di queste cose e usarti compassione, ma come oggetto ripugnante fosti gettata via in piena campagna, il giorno della tua nascita. Passai vicino a te e ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue” (Ez 16, 3-6).
Gesù si rivolge alla folla d’Israeliti che lo seguono e mostra il centurione come modello di fede. Egli è infatti indegno in quanto pagano ma fiducioso di ricevere da Dio la parola che fa vivere in nome della sua bontà manifestata nei confronti del popolo eletto.
Dio chiede di osservare i suoi comandamenti perché accogliendo e attuando la sua parola possiamo veramente vivere vincendo la morte.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!