“Mi vanterò della mia debolezza” – Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
“Mi vanterò della mia debolezza” – Sabato della XXII settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)
Col 1,21-23 Sal 53
+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 6,1-5)
Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
La prima pennellata che offre l’evangelista Luca in questa pagina del suo vangelo presenta una scena di vita quotidiana nella quale c’è spazio anche per il morso della fame. Seguire Gesù non significa automaticamente avere garanzia di mettere il pane sotto i denti tutti i giorni, anzi chi si pone alla sequela di Cristo deve mettere in conto di sperimentare la povertà per poter riconoscere la bontà di Dio e ricevere con gratitudine i doni della sua provvidenza.
“Perché fate ciò che non è lecito in giorno di Sabato?”. Alcuni farisei, scrupolosi osservati della tradizione, chiedono conto del gesto compiuto dai discepoli che di sabato lavorano perché raccolgono le spighe, le sfregano tra le mani e ne mangiano i chicchi di grano. La risposta di Gesù, tratta da un episodio della storia di Davide, è chiara e semplice: la fame.
L’uomo, con i suoi bisogni, sperimenta che non basta a se stesso e che la povertà, intesa come mancanza di qualcosa o di qualcuno, è un elemento strutturale alla sua persona di cui non deve vergognarsi.
Il fatto che avvertiamo un vuoto, che sentiamo il dolore di una mancanza, non deve alimentare sensi di colpa o complessi d’inferiorità.
Sono proprio gli spazi vuoti delle nostre indigenze e i buchi neri delle nostre insufficienze i luoghi privilegiati dell’incontro con Dio e i fratelli.
Il vangelo della misericordia si scrive solo sulle pagine bianche delle nostre povertà e dei nostri bisogni che sono un appello ad aprirci alla relazione con gli altri imbevuta di umiltà e gratitudine.
Chi è pieno di sé usa la legge di Dio come uno specchio per autocompiacersi; chi dà voce ai suoi bisogni e accetta con serenità le sue povertà riconosce che i comandamenti tracciano la strada della vera libertà per intessere relazioni sane con Dio, con gli altri e con se stessi.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!