Gesù confine tra il vecchio e il nuovo – Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
Gesù confine tra il vecchio e il nuovo – Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)
Col 1,15-20 Sal 99
+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 5,33-39)
Quando lo sposo sarà loro tolto, allora in quei giorni digiuneranno.
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Ogni cosa ha il suo tempo. Ci sono gesti, consuetudini, tradizioni legate a determinate situazioni storiche o a condizioni contingenti, venute meno le quali, perdono di significato, validità ed efficacia. Ciò che ha fatto il suo tempo ed è destinato a finire non può essere mantenuto senza causare danno.
Gesù nella storia della salvezza non è un particolare trascurabile e ininfluente, al contrario Lui è lo spartiacque tra il prima e il dopo, tra il vecchio e il nuovo.
Egli è lo sposo la cui presenza è motivo di gioia e la sua assenza è causa di sofferenza.
È lui l’ago della bilancia che la fa pendere o verso piatto della vita e della sapienza o verso quello della morte e del non senso. Con Lui o senza di Lui la vita non è uguale.
Stolto sarebbe quell’uomo che rovina o deturpa o interrompe il suo cammino di rinnovamento con Gesù per ritornare ad abitudini o consuetudini di pensiero e azione che appartengono alla fase della vita senza Gesù.
Tuttavia non bisogna bere il vino subito, ma bisogna conservarlo perché acquisti il suo sapore. Detto in altri termini, non bisogna avere fretta di agire, ma è necessario darsi un tempo nel quale meditare e assimilare la parola di Dio, perché essa risulti credibile e ragionevole e si trasformi quindi in opere di carità.
Infatti non di rado capita che quello che viene chiamata conversione sia in realtà un fuoco di paglia, una sorta di “ubriacatura” che invece di portarci a fare il bene ci induce a gesti affrettati e impulsivi che sono sempre privi di carità.
La Carità non è un’emozione e i gesti di carità non nascono dall’emotività, ma solamente da una scelta la cui ragione ultima non risiede nel calcolo d’interesse o di successo ma nell’ineffabile sapienza di Dio, la sapienza della Croce.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!