L’imprevedibile novità dell’opera di Dio – DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE – Lectio divina

L’imprevedibile novità dell’opera di Dio – DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE – Lectio divina

19 Aprile 2025 0 Di Pasquale Giordano

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE – Lectio divina
At 10,34a.37-43 Sal 117 Col 3,1-4 Gv 20,1-9: Egli doveva risuscitare dai morti.

O Padre, che in questo giorno,
per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dagli Atti degli Apostoli (At 10,34a.37-43)
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Testimoni del Risorto, annunciatori del perdono
Dopo aver ascoltato il racconto del centurione Cornelio, che gli spiegava il motivo per cui lui, che era pagano, lo aveva mandato a chiamare ben sapendo che fosse un ebreo, Pietro riconduce quell’evento all’azione di Dio che agisce in modo tale da creare relazioni. L’apostolo comprende che la sua missione più che rispondere a logiche di proselitismo deve adeguarsi all’opera missionaria di Cristo. È lui l’unico Messia e Salvatore che continua la sua opera di salvezza mediante gli apostoli. Essi non devono tanto preoccuparsi di conservare ma di aprirsi alla novità del vangelo la cui azione precede quella degli uomini. Il giudizio di Dio non consiste nel fare le differenze di trattamento in base ai meriti acquisiti, ma nell’offrire a tutti, senza distinzione, l’opportunità di conoscerlo, amarlo e salvarsi. Tutti sono amati perché tutti siamo sotto il potere del diavolo. Ne ha fatto esperienza lo stesso Pietro quando, opponendosi alla scelta di Gesù di andare a Gerusalemme pur consapevole del fatto che lì avrebbe trovato la morte, viene duramente rimproverato dal Maestro. Pietro, testimone dell’opera di Gesù prima della Pasqua, continua ad esserlo anche dopo. La sua testimonianza sottolinea la continuità tra ciò che è accaduto prima e quello che si realizza dopo la Pasqua. L’apostolo è consapevole di aver ricevuto anche lui il dono dello Spirito da Cristo a Pentecoste affinché divenisse partecipe della missione messianica che continuava anche dopo la Pasqua. Pietro è portatore della Parola, ovvero di Gesù Cristo, il Signore di tutti, per mezzo del quale si compie la giustizia di Dio che mira alla riconciliazione e alla pace.

Salmo responsoriale (Sal 117)
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési (Col 3,1-4)
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Vivere da risorti
Con la sua morte sulla croce Gesù, non solo si è abbassato verso la nostra miseria ma, risorgendo dai morti, ci ha fatto anche risorgere con lui. La verità di fede che Paolo ribadisce non riguarda solo la reale morte di Gesù ma anche la sua reale risurrezione. Come Gesù è realmente morto, come muore ogni uomo (soprattutto colui che è condannato ingiustamente), così altrettanto realmente egli è risorto e similmente noi con lui. Proprio perché la resurrezione di Gesù è un dato della realtà, essa è principio di vita nuova di coloro che sono stati uniti alla Pasqua di Cristo. La risurrezione per il cristiano, prima che essere una condizione di vita ultraterrena, è il modo di vivere nel corpo. La risurrezione di Gesù è un evento che accade ogni qualvolta l’uomo, mortifica la carne del peccato, si spoglia delle abitudini cattive, abbandona modi di pensare e agire malvagie per permettere a Cristo di manifestare la sua gloria sul suo volto e nella sua vita quotidiana.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Egli doveva risuscitare dai morti.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Lectio
Contesto
L’evangelista Giovanni presenta la passione di Gesù come il ritorno al Padre (13,1; 14,2-3) che è l’artefice della sua glorificazione (13,31-32; 17, 1-2). La crocifissione è trasformata nell’esaltazione di Gesù al trono della gloria (12,32; 19,37). I discepoli sono chiamati a parteciparvi per diventare testimoni credibili della risurrezione, affinché gli uomini, credendo, abbiano la vita eterna.
L’unità letteraria 20,1-29 è suddivisa in due grandi sezioni, tanti quanti sono i luoghi che fanno da sfondo alla narrazione, sepolcro e cenacolo: (vv. 1-18) Maria e i discepoli al sepolcro, l’incontro di Gesù con i discepoli (vv. 19-29). Il filo rosso che attraversa tutto il capitolo è il corpo di Gesù, prima assente e cercato, poi incontrato perché si lascia vedere e toccare. I vv. 30-31 sono la conclusione dell’evangelista, discepolo e testimone che si rivolge al discepolo credente perché il so atto di fede approdi alla vita eterna.

Testo
La prima sezione dell’unità letteraria che compone il capitolo 20 del vangelo di Giovanni, dedicato agli eventi accaduti nel primo giorno della settimana, consta di tre scene. La prima, collocata sullo sfondo delle prime ore del giorno, quando è ancora buio, descrive la visita di Maria Maddalena e la scoperta della tomba vuota; va subito ad avvertire i discepoli (vv. 1-2). Nella seconda scena Pietro e il discepolo amato corrono verso il sepolcro trovato aperto (vv. 3-10). Infine, nella terza scena la ricerca del corpo di Gesù e l’attesa della Maddalena culminano con l’incontro col Risorto (vv. 11-18). L’apparizione di Gesù risorto a Maria Maddalena al sepolcro introduce quella ai discepoli riuniti nel cenacolo, la sera dello stesso giorno e otto giorni dopo.
I primi due versetti fungono da ambientazione dell’episodio che si svolge attorno al sepolcro. L’annotazione temporale rientra nella scansione che l’evangelista fa degli eventi. Come il giorno della passione inizia la mattina presto, così anche quello della risurrezione. Il riferimento al buio può avere un valore simbolico che indica le tenebre interiori della tristezza e della fede non ancora illuminata dall’incontro con il Risorto. Maria Maddalena verosimilmente giunge al sepolcro con una lampada la cui luce le permette solo di vedere l’ingresso libero dalla pietra, che era stata posta a chiudere l’accesso. Istintivamente giunge alla conclusione che il corpo di Gesù è stato trafugato e corre ad informare Simon Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava.
Essi sono i protagonisti della seconda scena (vv. 3-10). Probabilmente «l’altro discepolo» è quello che aveva introdotto Pietro nel cortile della casa di Hanna, dove aveva rinnegato Gesù (18, 15-16). Il narratore non dice solo che entrambi corrono, ma che corrono insieme verso la tomba (v. 4) anche se con un passo diverso. Il discepolo innominato giunge per primo ma Simon Pietro entra per primo. L’altro discepolo corre più veloce ma attende l’arrivo di Pietro al quale riconosce un primato. Se Maria Maddalena si ferma a notare la pietra sepolcrale rotolata via, l’altro discepolo e Simon Pietro osservano i teli di lino e il sudario che sono all’interno. L’ipotesi del trafugamento rimane valida, ma quei segni rimangono muti perché ancora non avevano compreso la Scrittura che annunciava la risurrezione dai morti. Il lettore, insieme ai discepoli, potrebbe porsi la domanda: perché rubare il corpo di Gesù, ma lasciando i lini? Alla luce dell’evento della risurrezione, che essi ignorano, tutto acquista il suo significato. Per il momento sono parte di un enigma che attende una soluzione. Maria Maddalena intravede la pietra sepolcrale, ma non vi entra, l’altro discepolo stando sulla soglia osserva i lini per terra, Simon Pietro entrando nella tomba nota anche il sudario al suo posto e non con le bende per terra. Si insiste sul verbo vedere; man mano che ci si avvicina all’interno si aggiungono particolari. Tuttavia, del discepolo amato si dice che, entrando nel sepolcro al seguito di Pietro, «vide e credette». Non si specifica l’oggetto né del vedere, né del credere. Il personaggio del discepolo amato ha un valore simbolico e rappresenta la figura del credente che, stando sotto la croce, è stato testimone del dono dello Spirito dato da Cristo sulla croce. Lo Spirito, simboleggiato dall’acqua e dal sangue sgorgati dal costato del Crocifisso, è stato riversato nel suo cuore, attivando un processo di fede. La visione dei segni origina la ricerca di senso, questa è l’inizio della fede. Maria Maddalena da una parte è certa che il corpo di Gesù è stato portato via, dall’altra non sa dove è stato posto. Ella, insieme ai discepoli, non ricorda le parole di Gesù che aveva annunciato la sua glorificazione ad opera del Padre. Alla luce della fede maturata nell’incontro con il Risorto nel quale si contempla il compimento dell’opera del Padre, i segni acquistano il loro vero significato: il sepolcro è uno scrigno aperto e i lini abbandonati stanno a significare la nascita del nuovo Adamo che, come il primo, nel giardino è nudo. La seconda scena si conclude con il ritorno dei discepoli a Gerusalemme.
La terza scena (vv. 11-18) ha come protagonista nuovamente Maria Maddalena che, convinta del trafugamento del cadavere, rimane vicino la tomba a piangere; non è un lamento funebre ma le lacrime esprimono il dolore e la frustrazione di non aver trovato il corpo di Gesù. L’episodio è ritmato da tre momenti: il dialogo con gli angeli, il dialogo con il «giardiniere», il riconoscimento e l’incontro col Risorto. Anche Maria Maddalena è il prototipo del discepolo testimone. Di lei si sottolinea «lo stare» presso il sepolcro, come stava «sotto la croce». La sua fede si traduce in attesa anche se velata di tristezza. La fede è vera anche quando si coniuga ad interrogativi laceranti; sono il segno di un amore che non si rassegna.
Il suo dolore è talmente forte che non riesce a riconoscere la novità di ciò che è accaduto sia quando vede i due angeli nel sepolcro, sia quando Gesù stesso le è davanti ma lo confonde con il custode del giardino. Il dialogo con questi personaggi verte sul suo dolore: «Donna, perché piangi?». Maria Maddalena si lascia interrogare ed ella risponde manifestando il suo dolore ma anche la volontà di recuperare il corpo di Gesù, costi quel che costi.
Il giardino richiama quello dell’arresto dove è Gesù che si rivolge alla turba e domanda per due volte: «chi cercate?» (18,1). La folla risponde: «Gesù il Nazareno». Maria Maddalena, invece risponde che cerca il suo Signore. Ella, come la sposa del Cantico dei Cantici nel giardino cerca lo sposo (Ct 8,13). Solo quando sente pronunciare il suo nome la Maddalena riconosce Gesù e lo chiama «Rabbouni» che significa sia Maestro che Signore. Sia gli angeli che Gesù si rivolgono a lei chiamandola «donna». In tal modo, ella rappresenta la chiesa che desidera ascoltare la voce dello Sposo. Quando la chiama per nome si sente amata, ovvero corrisposta nella sua ricerca e nel suo intimo desiderio. Gesù chiama per nome una donna solo con Maria Maddalena; in questo modo la riconosce al pari degli apostoli, suo testimone. E Maria, rispondendo alla chiamata di Gesù, accetta di essergli discepola. Gesù le rivela che il suo cammino si sta compiendo andando verso il Padre. È questa la risurrezione, il cammino verso il Padre. Le affida anche un messaggio per i suoi fratelli per invitarli a seguirlo verso la casa del Padre suo che è diventato anche Padre nostro. Coloro che La discepola del Risorto annuncia il messaggio di Gesù non prima di aver offerto le sue credenziali di credibilità dicendo di aver visto il Signore.

Meditatio
L’imprevedibile novità dell’opera di Dio

L’inizio di ogni cosa è la scoperta di una novità. La novità è scoprire che è evento ciò che non avevo pensato. L’evento imprevisto ci scuote e disorienta, fa sorgere delle domande per riprendere in mano la situazione e gestirla. Maria Maddalena nella tomba vuota coglie innanzitutto il problema che hanno portato via il corpo di Gesù e bisogna andare a recuperarlo pur non sapendo dove sia.
Dov’è il corpo di Gesù? Dov’è Gesù nella sua realtà? Dov’è Dio? E’ la domanda del figlio che si scopre orfano, della sposa che si scopre vedova, del viandante che si scopre perso, del lottatore che si scopre vinto. Queste domande non possono essere chiuse dentro di sé, ma vanno condivise anche se con grida e lacrime: Dio dove sei?
Gli apostoli si lasciano coinvolgere da quella domanda, corrono insieme verso il sepolcro benché con velocità diverse. Non è importante chi arriva prima, ma camminare insieme e nella stessa direzione, cercare insieme. Nel sepolcro ci sono dei segni che richiedono di essere interpretati. Da quella tomba vuota riparte il cammino più lento della comprensione degli eventi accompagnati dalla Parola di Dio.
Man mano che si osservano i segni particolari si inizia a decifrarli attraverso il codice della Scrittura che annuncia l’opera di Dio sempre imprevedibile e sorprendente. Si vede ciò che è lasciato cadere e messo da parte; sono i lini che avvolgevano il corpo di Gesù, il sudario posto sul suo capo. La parola di Gesù illumina il loro significato: non sono i segni della fine, della scomparsa, ma quelli di una profonda e radicale trasformazione operata dall’Amore. Gesù ha lasciato i segni della sua vita trasfigurata: “chi perderà la sua vita, la troverà”. Il suo corpo è ormai totalmente donato. Gesù è lì dove ancora si dona e dove viene accolto.
Dov’è Gesù? Se lo cerchi come Maria Maddalena tra le lacrime e non ti arrendi all’apparenza, lo troverai lì ad attenderti, Lui che ti chiama per nome perché ti conosce da sempre; se sei in cammino verso la casa paterna o nel cenacolo con le tue paure, i tuoi dubbi e le tue resistenze interiori, Egli ti si accosterà e ascolterà il tuo cuore e ti aprirà gli occhi per riconoscerlo vivo; se sei a mensa con i tuoi fratelli nella comune preghiera e nella carità fraterna, Lui passerà ancora a servirti il vino della gioia.
Pasqua è meravigliarsi dell’imprevedibilità dell’agire di Dio che trasforma il fallimento in opportunità. È necessario lasciarsi condurre e coinvolgere insieme con Lui in questo processo di trasformazione, trasfigurazione, rinnovamento.

Oratio
Signore Gesù,
quando siamo smarriti e disorientati
perché colpiti da eventi inattesi,
vieni e fai sentire la tua Presenza;
quando siamo demotivati e tristi
perché delusi dagli altri e vuoti di affetti,
vieni e riempi il nostro cuore del Consolatore;
quando siamo ansiosi e timorosi
perché viaggiamo sui sentieri impervi della vita
la cui meta ci sembra irraggiungibile
e il futuro appare incerto e difficile,
vieni, guidaci e illuminaci con la tua Parola. Amen.