In cammino con la Luce verso la Luce – Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno C)

In cammino con la Luce verso la Luce – Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno C)

6 Aprile 2025 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno C)
Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 Sal 22

O Padre, che con il dono del tuo amore
ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove,
per essere preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dal libro del profeta Daniele (Dan 13,42-62)
Io muoio innocente.

In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
L’ultima Parola
La storia di Susanna racconta dell’ingiustizia umana che è vittima di sé stessa. Dio ascolta il grido dell’innocente che rischia di morire a causa della cattiveria umana. I malvagi si fanno forti del loro potere che invece dovrebbe essere esercitato per promuovere la verità e la giustizia. Da dove viene la salvezza dell’innocente? Da un ragazzo che per la sua giovane età è il simbolo della purezza di cuore. Gli anziani sono considerati giudici perché reputati saggi a causa della loro età nella quale avrebbero dovuto unire esperienza e sapienza. In realtà, essi sono vecchi, dal cuore corrotto dalla malvagità. Avidità e sensualità hanno offuscato la loro ragione e indurito il loro cuore. Giusto, invece è l’innocente che, col cuore da bambino, fa sua la Parola ed esercita il discernimento per svelare e mandare in aria i complotti degli empi, e salvare gli innocenti dalla fossa scavata dagli omicidi. Gesù sulla croce, morendo da innocente viene riscattato dalla fossa e risuscitato per diventare il vero giudice dei vivi e dei morti. L’ultima parola è sempre quella della verità.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 8,12-20)
Io sono la luce del mondo.

In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.

In cammino con la Luce verso la Luce
“Io sono la luce del mondo”: con queste parole Gesù rivela se stesso. Alcuni di coloro che lo ascoltano gli contestano il fatto che lui parli di sé. In realtà c’è un modo buono di parlare di sé, che è la testimonianza, e un modo non sano, che accade quando si lascia parlare il proprio io egoista. La testimonianza è una porta aperta che introduce nella relazione con l’altro, il parlare egoistico invece è una forma di seduzione. La testimonianza che Gesù dà di sé è vera perché sta raccontando la sua relazione con il Padre e come essa si traduca nelle opere che compie. Quello che i suoi detrattori non comprendono riguarda il contatto che Gesù ha col Padre celeste, che definisce la sua vocazione e la sua missione. Il loro modo di giudicare le cose e le persone è tipico di chi ancora non ha maturato la scelta di costruire relazioni basate sul dialogo con l’altro e non sul proprio bisogno. La persona autocentrata giudica e valuta in base al proprio utile o alle esigenze del singolo. Non è possibile giudicare Gesù e la sua credibilità al di fuori della relazione che Lui ha col Padre. La testimonianza di Gesù è luce da seguire per uscire dalle tenebre del dubbio, della diffidenza e del pessimismo individualistico. Giudicare, quasi mettendosi allo specchio, piuttosto che entrare in dialogo con gli altri, non giova al discernimento che coglie il senso vero degli eventi. L’invito di Gesù è quello di giudicare gli eventi e le situazioni assumendo il punto di vista di Dio che si acquisisce con la preghiera. Correremmo il serio rischio di prendere lucciole per lanterne confrontandoci solo con noi stessi, piuttosto che ricercare la verità nel dialogo e nel confronto. La luce necessaria per prendere le decisioni più giuste ci giunge attraverso la compagnia con l’A/altro da noi. Ascolto e narrazione di sé accendono in noi la luce vera che ci fa passare dal buio del pregiudizio al chiarore dell’amore autentico a Dio e ai fratelli.
Preghiamo
Signore Gesù, Luce che illumini le oscurità della nostra mente resa cieca dal pregiudizio e dal peccato, rendici disponibili all’ascolto della Parola di Dio perché, accolta con umiltà, possa accendere in noi il desiderio di raccontare a tutti l’esperienza della nostra amicizia con Te. Cadano le resistenze che opponiamo ad accogliere il dono dello Spirito Santo la cui sapienza ci aiuta a gustare la dolcezza della tua Parola di amore, a penetrare il senso della nostra vita soprattutto quando essa ci appare enigmatica e a riposizionare la nostra volontà nella direzione della tua che punta alla gioia della Pasqua eterna.