Cuore senza segreti – Giovedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Cuore senza segreti – Giovedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

29 Gennaio 2025 0 Di Pasquale Giordano

Giovedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Eb 10,19-25 Sal 23

Dio onnipotente ed eterno,
guida le nostre azioni secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Dalla lettera agli Ebrei Eb 10,19-25
Nella pienezza della fede, manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza per stimolarci a vicenda nella carità.

Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.

Abitare la comunità attraverso la via della comunione
Nel contesto dell’ultima cena Gesù rivela ai suoi discepoli che sta per compiersi la sua Pasqua, il passaggio da «questo mondo al Padre». Per rassicurare quelli che chiama e tratta da amici, afferma con la metafora delle «dimore» della «casa del Padre» che in essa va a preparare un posto per loro affinché possano vivere a pieno la bellezza dell’incontro con Dio. Gesù, infatti, offrendo il proprio corpo in sacrificio sull’altare della croce apre una via di accesso al Padre; anzi, egli stesso diventa via per entrare in comunione familiare con Dio. L’immagine della via traduce «il modo di vivere». Gesù diventa via perché è amore che riconcilia. Il cristiano col battesimo viene messo sulla via che conduce alla comunione col Padre. Questa è la speranza, ovvero, il senso del cammino o condotta di vita del credente che, riempito dallo Spirito (pienezza della fede), assume come modello Gesù. Lui, il Maestro e Signore, ha dato l’esempio dell’attenzione da avere gli uni verso gli altri, per creare la comunione nella Chiesa. Dunque, nel momento in cui Gesù introduce i discepoli nella comunità divina, caratterizzata dall’amore che unisce le tre Persone, il credente nella sua condotta di vita è mosso e guidato dallo Spirito che lo spinge ad uscire dalla logica individualistica del vivere per sé stessi al fine di orientare ogni sua scelta verso la costruzione della comunità degli uomini fondata sull’amore che diventa servizio vicendevole.

Dal Vangelo secondo Marco Mc 4,21-25
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Cuore senza segreti
Ascoltare Gesù significa fare della sua parola la luce che permette di vedere ciò che senza di essa rimarrebbe nascosto nel buio. La Parola di Dio aiuta a conoscere sé stessi come siamo conosciuti da Lui. Gesù sembra dire che attraverso l’ascolto Dio può entrare nel segreto della nostra umanità e illuminarla. A volte ci sono stanze del nostro cuore chiuse ermeticamente e avvolte dall’oblio, dalle quali però escono continuamente le voci che alimentano paure e ansie.
«Fate attenzione a quello che ascoltate». Attraverso i sensi ciò che è del mondo esterno entra in contatto con il nostro mondo interiore. Evidentemente non tutto può essere accettato così com’è ma s’impone la necessità di un giudizio che distingua ciò che fa bene e quello che nuoce. Da qui l’invito di Gesù a fare attenzione e riconoscere la parola che nutre ed edifica e quella invece che avvelena e causa morte. La misura con la quale misuriamo è quella che usiamo per giudicare il nostro bisogno. La parola di Gesù da una parte permette di riconoscere quelle povertà che ci appartengono e che, senza di essa, ci appaiono colpe di cui vergognarsi e che tendiamo a nascondere nella menzogna, dall’altra parte la fede, che nasce dall’ascolto, ci dispone a sperare nell’aiuto di Dio nella stessa misura in cui siamo consapevoli della nostra mancanza. Quanto più ci riconosciamo bisognosi tanto più riceviamo la grazia di Dio, anzi, anche di più.
L’umiltà è lo spazio che misuriamo e che concediamo a Dio. C’è una diretta proporzione tra la profondità e l’intimità spirituale e la quantità e qualità della carità che Dio concede la grazia di fare. La fede è la luce che fa leggere gli eventi tragici della vita non come esperienze di fallimento o ingiusta privazione, ma come occasione di ricominciamento e di rinascita. Chi coltiva la fede affronta la crisi, che demolisce qualcosa di noi, come una opportunità per rifondare le proprie scelte di vita su una base più solida che non sia solo il proprio io.

Preghiamo
Signore Gesù, la tua Parola è luce che mi guida alla conoscenza di me. Sai bene che il viaggio più difficile è quello dentro la propria anima soprattutto per esplorare quelle zone volutamente dimenticate e lasciate in ombra, per pigrizia, vergogna o semplice negligenza. Tu mi cerchi non fuori ma dentro di me perché io possa trovarti come fratello, amico e medico tra i cumuli di macerie dei fallimenti, dei sensi di colpa e risentimenti. Grazie perché mi aiuti ad accettarmi e amarmi anche nei miei limiti e nelle mie povertà fai nascere il desiderio di guarigione, di riscatto e di rinascita. La tua parola mi riconcilia con me stesso e accende in me la speranza di riconciliarmi con Te e con i miei fratelli.