Novena dell’Immacolata 2024 – Beato chi spera nel Signore

Novena dell’Immacolata 2024 – Beato chi spera nel Signore

1 Dicembre 2024 0 Di Pasquale Giordano

La preghiera di Susanna

Dal libro del profeta Daniele (Dan 13,42-62)

Io muoio innocente.

In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.

Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».

Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò».

Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».

Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».

Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.

L’ultima Parola spetta alla salvezza del giusto innocente

Nell’epoca della secolarizzazione o della dissacrazione del sacro, della svalutazione della preghiera e nell’epoca delle diffamazioni lanciate contro la Chiesa da veri e falsi testimoni, la storia di Susanna rimane di una grande attualità.

Siamo a Babilonia tra gli esiliati. Alle prove generali si aggiungono quelle personali. Susanna, moglie di Gioacchino, viene accusata di adulterio da due vecchioni. Il nome di Susanna ha già il destino nella sua radice: Nomen Omen. Deriva dall’ebraico shushan, che significa giglio, vale a dire il simbolo della purezza. Tra l’altro questo fiore è caro al Cantico dei Cantici. Anche il nome di Daniele contiene tutto un programma. Significa: “El è mio giudice”

Susanna, una giovane donna di rara bellezza e timorata di Dio, viene concupita da due vecchioni lussuriosi che frequentano la casa di suo marito, un ebreo facoltoso. I due riescono ad introdursi nel suo giardino sorprendendo sua moglie mentre faceva il bagno. Per aggiungere un elemento tragicomico si ricorda che i vecchioni erano stati eletti giudici dalla comunità. Infiammati di lussuria, minacciavano di accusare la donna: l’avrebbero sorpresa con un giovane amante. Al rifiuto di Susanna di concedersi a loro l’accusano di adulterio, un reato che era punito di morte senza appello. Per la sfrenata voglia passionale la calunnia era il mezzo più efficace per indurre la donna a compiere atti immorali.

Portata davanti al tribunale Susanna viene riconosciuta colpevole e condannata ad essere lapidata. A questo punto si fa avanti il giovane Daniele che smascherò i vecchioni falsi accusatori: «Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: “Io sono innocente del sangue di lei”. Tutti si voltarono verso di lui dicendo: “Che vuoi dire con le tue parole?”. Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: “Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità. Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei”» (Dan 13, 45-49). L’intervento del giovane Daniele, interrogando separatamente i due vecchioni — i quali, caduti in contraddizione, svelano la loro menzogna — riuscirà a dimostrare l’innocenza di Susanna. Daniele diventerà mediatore di salvezza per la donna. Questa operazione divenne l’inizio del suo percorso pubblico di profeta. La sua fama cresceva fra il popolo (Dan 13, 45) nonostante la sua giovane età. Si può dare fiducia ai giovani. La loro sapienza è capace di distinguere i veri testimoni dai falsi.

Nel suo trattato Contro le eresie IV, 26,2, Ireneo di Lione commenta la preghiera di Susanna: «O Dio eterno, Tu che conosci i segreti e conosci tutte le cose prima che avvengano». Si affida all’apparenza ingannevole dei due giudici per lodare i presbiteri esemplari e condannare coloro che si separano dalla successione apostolica, che sono «eretici con uno spirito falso, o scismatici pieni di orgoglio e superbia, o anche ipocriti che agiscono solo per profitto e vana gloria».

La vicenda è anche esaltazione della purezza matrimoniale, della fedeltà e della castità. Al tempo stesso, intende sradicare maldicenze e calunnie, diffuse in tutte le società. L’innocenza della donna è riconosciuta e la calunnia dei vecchioni è punita. È storia di tutti i tempi e anche di oggi: tante innocenti non hanno la sorte di Susanna, ma sono giudicate ingiustamente, calunniate nella loro identità, condannate ed uccise anche dal comune giudizio. Ma c’è di più: la vicenda di Susanna divenne anche un simbolo di Gesù accusato e condannato ingiustamente. Come Susanna non proferiva una sola parola per difendersi, Gesù durante la sua passione taceva.

La storia di Susanna racconta dell’ingiustizia umana che è vittima di sé stessa. Dio ascolta il grido dell’innocente che rischia di morire a causa della cattiveria umana. I malvagi si fanno forti del loro potere che invece dovrebbe essere esercitato per promuovere la verità e la giustizia. Da dove viene la salvezza dell’innocente? Da Dio, attraverso un ragazzo che, per la sua giovane età, è il simbolo della purezza di cuore. Gli anziani sono considerati giudici perché reputati saggi a causa della loro età nella quale avrebbero dovuto unire esperienza e sapienza. In realtà, essi sono vecchi dal cuore corrotto dalla malvagità. Avidità e sensualità hanno offuscato la loro ragione e indurito il loro cuore. Giusto, invece è l’innocente, come Susanna, che, col cuore da bambino, si affida alla Parola perché essa stessa trovi il modo di affermare la giustizia. Nel racconto Essa illumina Daniele, lo rende saggio e giusto per esercitare il discernimento, per svelare e mandare in aria i complotti degli empi, e salvare gli innocenti dalla fossa scavata dagli omicidi. A Gesù sulla croce, condannato da innocente, come Susanna, non viene risparmiata la pena ma dal Padre, nelle cui mani affida la sua vita, viene riscattato dalla fossa e risuscitato per diventare il vero giudice dei vivi e dei morti. L’ultima parola è sempre quella della verità.

Tertulliano, L’orazione, cap. 29

«L’unico compito della preghiera è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti».