Ingressi di sicurezza – Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Ingressi di sicurezza – Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

25 Novembre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Ap 15,1-4   Sal 97  

Dio onnipotente ed eterno,

che hai voluto ricapitolare tutte le cose

in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo,

fa’ che ogni creatura,

libera dalla schiavitù del peccato,

ti serva e ti lodi senza fine.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo Ap 15,1-4

Cantano il canto di Mosè e il canto dell’Agnello.

Io, Giovanni, vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l’ira di Dio.

Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell’Agnello:

«Grandi e mirabili sono le tue opere,

Signore Dio onnipotente;

giuste e vere le tue vie,

Re delle genti!

O Signore, chi non temerà

e non darà gloria al tuo nome?

Poiché tu solo sei santo,

e tutte le genti verranno

e si prostreranno davanti a te,

perché i tuoi giudizi furono manifestati».

Il canto dei redenti

Il capitolo 15 si apre con un’altra visione che si colloca in cielo. Si tratta di un segno grande e meraviglioso, dunque, di qualcosa che appartiene all’opera divina; infatti, gli angeli sono in un numero pari ai flagelli che hanno in mano, sette per ognuno. Questo particolare suggerisce il fatto che le tribolazioni appartengono al piano salvifico di Dio come lo erano state le dieci piaghe inflitte al faraone d’Egitto. Per quanto il numero sette dica il numero perfetto, tuttavia indica il fatto che i flagelli sono contanti e non senza numero, ma che soprattutto sono sotto il dominio di Dio. L’ira di Dio non è contro gli uomini ma è la reazione al male che insidia l’uomo e cerca di separarlo dal Sovrano universale. Tuttavia i sette flagelli indicano anche la passione di Cristo agnello che viene partecipata anche agli eletti suoi seguaci. Come il popolo aveva superato la prova del Mar Rosso, passando all’asciutto, così anche Cristo, ha attraversato la morte per essere risuscitato. Similmente, Cristo vittorioso sul peccato e sulla morte si erge ritto sul mare infuocato, che simboleggia la morte, per indicare la sua definitiva sottomissione. Anche gli eletti regnano con Gesù e, come tali, sono capaci di dominare il male. La visione di Giovanni intende sostenere il cammino dei discepoli di Gesù indicando nell’esodo, anticipato da Mosè e dal popolo d’Israele, e compiuto da Gesù nella sua pasqua, la chiave di lettura teologica del loro travagliato itinerario di vita cristiana. Il canto dei redenti riecheggia quello intonato da Mosè (Es 15) e che, all’unisono con l’inno del Risorto, loda il Signore e gioisce per il suo intervento salvifico a favore del popolo che, nonostante le numerose e dolorose prove, ha seguito l’Agnello fino alla fine.  

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,12-19

Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.

Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Ingressi di sicurezza

Non è certamente esaltante la prospettiva che Gesù offre ai suoi discepoli. D’altronde se si guarda alla vita con realismo notiamo che lo scenario prospettato dal Maestro non è distante dalle vicende che viviamo quotidianamente perché la storia degli uomini è solcata dai graffi della violenza. Essa assume la forma della persecuzione allorquando l’obbiettivo ultimo degli attacchi è Gesù stesso. Fatto segno di ogni tipo di abuso di potere, condivide la sofferenza con tutti i perseguitati per la giustizia e la pace. Gesù assicura la sua vigile presenza accanto a chi soffre per il fatto di appartenergli e di servirlo. Gesù sembra richiamarsi ad un principio per il quale il vero profeta non può non soffrire e proprio per mano di coloro che reputa più vicini. Il vero profeta è colui che, messo a tacere con la violenza, comunque diviene il portavoce di Dio con la sua vita capace di superare ogni barriera. Non è lui che parla ma lo Spirito che parla in lui. La parola di sapienza è elargita con la benevolenza, la mitezza e la magnanimità, caratteristiche proprie del nome di Dio. Se è vero che la fede non è una polizza assicurativa, tuttavia è altrettanto certo che è più affidabile la promessa di Dio piuttosto che le lusinghe o le minacce degli uomini. Più che combattere per convincere, Gesù chiede di resistere alle provocazioni con la forza della mitezza in nome, non della vendetta, ma del desiderio di far conoscere a tutti la bontà di Dio.  

Signore Gesù, profeta coraggioso e veritiero, sostienici nella lotta quotidiana contro il peccato per resistere alla tentazione e alla persecuzione che tentano di dissuaderci dal seguire il tuo esempio. Insegnaci a vivere le crisi interrogandoci e facendo discernimento tra le suggestioni del male, che istigano a controbattere l’ingiustizia con la violenza, e lo Spirito del bene che invece suggerisce sentimenti pacifici ispirati alla mitezza e alla misericordia. Donaci intelligenza per cercare sempre la verità nella volontà di Dio e sapienza per metterla in pratica.