Seguire il cuore oltre l’ostacolo – Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Giovedì della XXX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
Ef 6,10-20 Sal 143
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni Ef 6,10-20
Prendete l’armatura di Dio, perché possiate resistere e restare saldi dopo aver superato tutte le prove.
Fratelli, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.
In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare.
Combattimento spirituale
Nella conclusione della sua lettera l’apostolo Paolo richiama il valore assoluto della spiritualità che si coltiva con la preghiera. Essa non è innanzitutto un dire o fare ma un modo di essere davanti a Dio e con Dio, In ogni occasione, piacevole e spiacevole, è fondamentale pregare, iniziando a usare le preghiere che la comunità insegna e la tradizione consegna, ma soprattutto facendo parlare lo Spirito Santo la cui voce trova nel cuore spazio e modo di riecheggiare. La preghiera è uno stile di vita docile all’azione interiore dello Spirito che richiede silenzio e ascolto. L’esercizio della preghiera educa alla perseveranza di essa quale condizione imprescindibile per crescere nella fede, nella speranza e nella carità. La preghiera permette di accogliere la verità, la giustizia e la fede dalle mani di Dio e farle diventare abitudini e punti fermi nel ritmo della vita. Come ricordava il Siracide, dobbiamo mettere in conto la tentazione quando ci apprestiamo ad incontrare e servire il Signore (cf. Sir 2,1). L’ascesi, ovvero l’esercizio spirituale per raggiungere la santità della vita eterna, è un combattimento il cui campo di battaglia è la nostra carne e il mondo interiore con le sue idee, emozioni, sentimenti, turbamenti e consolazioni. Il demonio, nemico della nostra felicità, agisce innanzitutto nell’ambito della vita interiore che deve essere oggetto di una cura sempre maggiore. Se sta bene lo spirito il corpo si trasfigura ad immagine di quello di Gesù Cristo.
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 13,31-35
Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Seguire il cuore oltre l’ostacolo
I farisei avvertono Gesù del pericolo che corre nel proseguire verso Gerusalemme perché Erode vorrebbe ucciderlo. Egli non cede alla minaccia perché, nell’obbedire liberamente al Padre che gli ha affidato la missione di scacciare demoni e di guarire gli infermi, ha messo in conto anche la morte. Aderire alla volontà di Dio significa fare di essa il senso della propria vita fino alle estreme conseguenze. Gesù ha scelto di non vivere per sé stesso ma di offrire la vita per salvare quella di tutti gli uomini, anche di coloro che concorreranno a ucciderlo. I veri profeti, quelli inviati da Dio, hanno subito il martirio anticipando con la loro morte il sacrificio di Gesù. La minaccia fa presa solo su chi è già invaso dalla paura. Gesù non è spinto dalla sua volontà ma, guidato dallo Spirito Santo, sacrifica la sua vita per liberare l’uomo dal potere del demonio e guarirlo dal peccato.
La fede coraggiosa, e non il calcolo personale, determina le scelte di Gesù. La determinazione nel compiere fino in fondo la volontà del Padre nasce da un cuore che ama, mentre il calcolo è prodotto da una mente che pensa secondo criteri mondani. A volte anche la nostra vita può sembrare come una corsa nel vano tentativo di sfuggire ai vari pericoli che la minacciano. È l’ansia il vero pericolo che minaccia la passione e lo zelo con i quali offriamo un servizio e facciamo del bene. Quando ci distraiamo dal vero obbiettivo della nostra vita, che è amare Dio e i fratelli nel loro bisogno, ci lasciamo ingannare dalle delusioni e dalle paure. L’amore, messo alla prova, cresce nella misura in cui gettiamo il cuore oltre gli ostacoli lì dove troviamo il fratello e la sorella da aiutare.
Gerusalemme rappresenta per Gesù la sposa da amare, vivendo e morendo per lei, anche se è ingrata e recalcitrante. La morte, paventata dai farisei, non è considerata da Gesù come un ostacolo alla realizzazione della sua missione ma il suo pieno compimento. Essa, infatti, non è causata da Erode ma è il sigillo d’amore che egli stesso vuole porre sulla sua scelta di servizio. Morire a Gerusalemme significa offrire la propria vita per amore della Chiesa che diventa la sua Sposa. La Città santa sta ad indicare tutti gli uomini che, per mezzo del suo sacrificio, ricevono la cittadinanza della Gerusalemme del cielo, il lasciapassare per il Paradiso.
Quando siamo in ansia per il nostro futuro perché all’orizzonte si addensano le nubi della sofferenza e della morte, confidiamo nel Signore che ci precede sulla strada dell’amore: «Anche se dovessi camminare in una valle oscura io non temo alcun male, perché Tu sei con me, mio bastone e mio vincastro» (Sal 22).
Signore Gesù, Tu che insultato non hai risposto con gli insulti e maltrattato non hai minacciato vendetta ma hai affidato la tua causa a Colui che giudica con giustizia, aiutaci a non indietreggiare davanti alle sofferenze della vita che incutono paura e donaci una fede coraggiosa che ci permetta di perseverare nell’amore fino alla fine. Fa di noi, tuoi deboli discepoli, profeti dell’amore di Dio eterno e fedele, come sulla croce Tu, Sposo della Chiesa, l’hai resa madre, donandole lo Spirito, feconda per generare alla fede nuovi figli di Dio. Accendi in noi il desiderio della comunione e la speranza, che infondi nei cuori, dia slancio ai nostri sacrifici per costruire la pace ed edificare un mondo giusto e solidale.