Operai del Vangelo seminati nei solchi della storia – SAN LUCA

Operai del Vangelo seminati nei solchi della storia – SAN LUCA

14 Ottobre 2024 0 Di Pasquale Giordano

SAN LUCA

2Tm 4,10-17   Sal 144  

Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca

per rivelare al mondo

con la predicazione e con gli scritti

il mistero della tua predilezione per i poveri,

fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola,

e tutti i popoli vedano la tua salvezza.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2Tm 4,10-17

Solo Luca è con me.

Figlio mio, Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalònica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me.

Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero. Ho inviato Tìchico a Èfeso. Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo, e i libri, soprattutto le pergamene.

Alessandro, il fabbro, mi ha procurato molti danni: il Signore gli renderà secondo le sue opere. Anche tu guàrdati da lui, perché si è accanito contro la nostra predicazione.

Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero.

La compagnia del vangelo

L’apostolo Paolo consegna le ultime raccomandazioni a Timoteo che considera suo figlio. La distanza tra loro è solamente fisica perché nello Spirito sono in comunione l’uno con l’altro. La missione di annunciare il Vangelo nasce dalla comune vocazione divina e dalla partecipazione all’unico e definitivo atto di amore di Dio. Infatti, come Gesù, le sofferenze legate alla propria missione non sono il segno della sconfitta o della punizione divina, ma il modo col quale il Vangelo si estende fino ai confini della terra. Paolo è consapevole che le ingiustizie che soffre sono i dolori del parto dal quale nasce una comunità nuova, più fedele al volere di Dio e più santa. Pur tra tante prove, l’apostolo riconosce la presenza di Dio in persone come Luca che non lo abbandona nella sofferenza. La testimonianza di Paolo è preziosa anche per ricostruire il percorso spirituale ed ecclesiale dell’evangelista. La sua narrazione non è una semplice cronaca ma in essa c’è il racconto di una comunità che consegna alle generazioni future la propria esperienza dell’incontro con Cristo che cambia la vita. L’intento non è solo informativo ma di creare attorno a Gesù una comunità unita e solidale che traduce la fede in Dio, comunione d’amore, con opere di carità fraterna. Non mancano nella comunità, come denuncia Paolo, le contro testimonianze di chi si serve del proprio ruolo per dominare e che abbandonano il gregge nel momento del pericolo; tuttavia, l’apostolo esorta Timoteo a non scoraggiarsi ma a confidare nella forza del Signore per rimanere fedele alla sua vocazione e alla missione di annunciare il Vangelo con la propria vita. La fraternità è la forma del vangelo più credibile perché esso è parola che consola gli afflitti e ridona pace agli smarriti di cuore.   

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 10,1-9

La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Operai del Vangelo seminati nei solchi della storia

Gesù invia in missione i discepoli, gli operai del Vangelo. La preghiera è necessaria per chiedere un numero maggiore di evangelizzatori che gettino il seme della Parola nel mondo in cui domina la legge dei lupi. Gli evangelizzatori non sono eroi solitari ma piccolo gregge chiamato ad abitare in mezzo a branchi di lupi. L’operaio e l’agnello sono immagini con le quali Gesù delinea l’identità del discepolo missionario. Egli non è detentore di nulla ma beneficiario di tutto e, come tale, va incontro agli altri con fiducia e speranza, forte solamente del mandato che ha ricevuto da Dio. Egli, che non cura il suo orticello e non ha altra guida se non il Buon Pastore, vive la sua missione non per difendere qualcosa o qualcuno, ma per costruire ponti di comunicazione e rete di comunione edificati e tessute con la pace e la mitezza. Gli operai del vangelo sono inviati nella messe con l’unico equipaggiamento loro consentito, la povertà. Si tratta della disposizione del cuore ad accogliere tutto come un dono. Se si fosse ingolfati di preoccupazioni materiali non ci sarebbe spazio per la pace che Dio dona. Essi non devono contare sulle proprie forze, ma sulla provvidenza di Dio che essi sperimentano nell’accoglienza che ricevono. Tutto è grazia, tutto riceviamo senza condizioni e tutto doniamo senza limiti. Ecco perché il primo dono che offrono i missionari del Vangelo è la pace. Essi sono nel mondo il segno dell’amore gratuito di Dio che viene donato prima di ogni altro gesto o parola. Entrare nella casa, senza scegliere la migliore o quella che offre migliore ospitalità, significa inserirsi nel tessuto familiare della gente e integrarsi nella trama delle relazioni per renderle più stabili e feconde. Dio si fa prossimo all’uomo nella concretezza della sua vita attraverso i suoi testimoni che, con discrezione e rispetto, annunciano il vangelo non prima di aver ascoltato e condiviso il vissuto delle persone.

Signore Gesù, divino operaio del Vangelo, donami la mitezza dell’agnello perché sia umile portatore della tua benedizione. Fa che non sia tentato di difendere con le stesse armi usate da chi offende, ma lo Spirito mi conforti nelle mortificazioni e m’incoraggi nelle tribolazioni causate dalle polemiche o dalle lotte di potere. Libera il mio cuore dalla paura e dall’orgoglio e fecondalo con la tua Parola perché, attingendone il seme a piene mani, possa piantarlo ovunque Tu mi seminerai nei solchi della storia. La tua volontà guidi le mie scelte di vita affinché essa si compia in me e attraverso di me e tutti possano conoscerti come «il Padrone della messe».