La santità cammina sulle due gambe del servizio a Dio e all’uomo – Mercoledì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

La santità cammina sulle due gambe del servizio a Dio e all’uomo – Mercoledì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

14 Ottobre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Mercoledì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Gal 5,18-25   Sal 1

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,

perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,

non ci stanchiamo mai di operare il bene.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Gal 5,18-25

Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni.

Fratelli, se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.

Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.

Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Camminare secondo lo Spirito

La lotta tra vita e morte, che si è consumata nel sepolcro di Gerusalemme a Pasqua, ha visto vincere la vita perché la forza dello Spirito ha prevalso sulla legge della carne. Gesù non è stato abbandonato negli inferi ma il Padre ha aperto attraverso il sepolcro una via nuova: la vita secondo lo Spirito. Gesù, messo a morte nella carne, è reso vivo dallo Spirito. Similmente il cristiano, che è tale perché ha ricevuto lo Spirito Santo, crocifiggendo la carne rinuncia ai suoi istinti egoistici e si apre all’azione della Grazia che gli permette di compiere il vero bene. La libertà cristiana consiste nel disobbedire alle concupiscenze della carne, che attivano meccanismi distruttivi, per assecondare invece il dinamismo dello Spirito che innesca processi generativi.

L’egocentrismo che diventa egolatria, ossia adorazione del proprio io, induce a pensare che la salvezza sia condizionata dalle opere della legge che si compiono. In tal modo, la fede è solo apparente, come solamente esteriori sono gli atti di culto che si pongono in essere, essendo privi della vera giustizia, ovvero dell’amore. La legge, che impone di amare, non può rendere capaci di amare. Solo lo Spirito Santo ha il potere d’insegnare, cioè di scrivere la legge di Dio nel cuore dell’uomo. Grazie allo Spirito Santo la legge mosaica passa dall’essere strumento di condanna, perché a servizio dell’egocentrismo, all’essere mezzo attraverso cui tradurre la carità in gesti di vita concreti a servizio della comunione fraterna.

Il cammino secondo lo Spirito è itinerario di conversione per passare dalla schiavitù del peccato al servizio all’unico Dio, dalla dipendenza dalla logica del controllo e del dominio all’obbedienza fiduciosa alla volontà di Dio, dal conflitto esteriore che alimenta le fratture tra i fratelli al conflitto interiore che mira alla riconciliazione con Dio e alla comunione fraterna, dall’essere crocifissi con Cristo al crocifiggere il peccato nel nostro corpo per vivere la vita da risorti per Cristo, con Cristo e in Cristo.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,42-46

Guai a voi, farisei; guai a voi dottori della legge.

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

La santità cammina sulle due gambe del servizio a Dio e all’uomo

Con un linguaggio molto duro, Gesù richiama l’ordine giusto della realtà: prima l’uomo e poi la norma. Infatti, se ami ha senso la fedeltà con cui assolvi i precetti della legge; al contrario, senza misericordia la presunta giustizia sarebbe solamente uno sterile formalismo e un inutile esercizio di autoreferenzialità. Non c’è veramente fede se non si pratica la fraternità e non c’è vera carità senza che essa costruisca una rete di solidarietà tra le persone. Per chi si ferma all’apparenza è facile confondere le buone maniere con la nobiltà d’animo. Certo, il rispetto delle persone passa anche attraverso gesti di buona educazione, ma la cortesia non è sufficiente per affermare la pratica della giustizia. Le parole di Gesù devono indurci a fare un esame di coscienza per poter discernere tra la voglia di ostentazione e di affermazione personale e il testimoniare la propria fede che rende autentica l’obbedienza a Dio se è concreta la cura necessaria verso i poveri. Se la parola di Dio ci ferisce e ne sentiamo dolore vuol dire che sta toccando il nervo scoperto del nostro orgoglio. Se reagiamo con permalosità vuol dire che opponiamo resistenza all’azione della grazia. La conversione, a cui la Parola di Dio vuole condurci, consiste nell’uscire dal cerchio magico nel quale è imprigionato il nostro io, per andare incontro al tu dell’altro, per ascoltarlo cogliendone i suoi bisogni e insieme seguire Cristo che è la via, la verità e la vita.

Signore Gesù, guida sicura nel cammino della vita, parli con franchezza e correggi come fa un padre con i figli che ama. Tu, da pedagogo sapiente quale sei, non fai preferenze e non hai riguardo di alcuno ma sei attento a tutti e ti prendi cura particolarmente dei fratelli più piccoli e indifesi. Il tuo sguardo acuto e pieno di tenerezza converta il mio cuore affinché non spacci ipocritamente per tua volontà ciò che è ambizione personale. Piega la rigidità del mio temperamento che mi induce ad essere inflessibile con gli altri e indulgente con me stesso o con chi mi è amico.  Donami lo spirito di vera contrizione perché il dolore del mio peccato si muti in supplica di perdono.