Cogliere nel segno – Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Cogliere nel segno – Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

12 Ottobre 2024 0 Di Pasquale Giordano

Lunedì della XXVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Gal 4,22-24.26-27.31;5,1   Sal 112

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,

perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,

non ci stanchiamo mai di operare il bene.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati Gal 4,22-24.26-27.31;5,1

Non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.

Fratelli, sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa.

Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti:

«Rallégrati, sterile, tu che non partorisci,

grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto,

perché molti sono i figli dell’abbandonata,

più di quelli della donna che ha marito».

Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.

Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

La figliolanza divina e il ministero generativo dell’apostolo

L’apostolo Paolo approfondisce il concetto della fede e della giustificazione applicando ai Galati l’insegnamento che viene dalla storia di Abramo, considerato padre della fede perché grazie ad essa si è realizzata la promessa della discendenza, fatta da Dio. Tuttavia, anche i Galati rientrano nella promessa perché sono discendenti di Cristo, il quale è la vera discendenza promessa ad Abramo. Infatti, la promessa si compie «nella pienezza dei tempi» quando Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna e appartenente al popolo d’Israele, per riscattare tutti gli uomini dalla schiavitù del peccato e introdurli nella famiglia divina adottandoli come figli. La missione del Figlio trova il suo culmine nell’invio dello Spirito Santo grazie al quale il credente che lo accoglie si rivolge a Dio chiamandolo Padre. La salvezza non consiste nell’essere giusti mediante l’esecuzione dei precetti della legge ma nel vivere intimamente la relazione con Dio in un rapporto padre-figlio e non padrone-schiavo. Col battesimo si riceve da Dio, per mezzo della Chiesa, il dono dello Spirito Santo. Essa è la “bocca” di Gesù, crocifisso e risorto, dalla quale si riversa lo Spirito Santo nel cuore del credente.

Dunque, la promessa non è qualcosa che dovrà avvenire in seguito, se i meriti dell’uomo la renderanno possibile, ma è l’unica condizione necessaria perché la salvezza si concretizzi. Non vengono prima i meriti dell’uomo, ma la volontà e la grazia di Dio. La salvezza è già a portata di mano, ma per essere efficace per ciascuno si richiede la fede, ovvero la fiducia in Dio piuttosto che confidare in sé stessi o negli altri uomini.

Il richiamo alla storia di Ismaele, figlio della schiava Agar, e di Isacco, figlio di Sara, serve per chiarire che Paolo è il rappresentante della madre Chiesa che è resa libera e feconda da Dio, al contrario dei suoi detrattori che, pur dicendosi apostoli, sono gli accoliti di una chiesa schiava dell’egoismo idolatrico che confonde Dio col proprio io. I Galati devono imparare a discernere tra la vera libertà e quella falsa che rende schiavi. Non può coesistere la logica del vangelo della Grazia e quella della legge. Urge una scelta che porti a rinnegare il falso e ad aderire alla Verità.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,29-32

Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:

«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Cogliere nel segno

La malattia di cui sono affetti gli uomini della generazione malvagia è la nostalgia del passato e la preoccupazione del futuro. Questa infermità dell’anima genera ansia e non permette di vivere pienamente l’incontro con Dio, che viene a salvarci nel presente, tempo dell’ascolto e della conversione. Potremmo correre il rischio di considerarci come spettatori di questa scena mentre invece siamo i destinatari del rimprovero nel quale Gesù esprime anche la sua rabbia. La sua sapienza è superiore a quella di Salomone e la sua predicazione è più efficace di quella di Giona. Eppure, Gesù sembra avere meno fortuna di Salomone, che ha avuto tra i suoi discepoli anche la regina del Sud la quale ha fatto un lungo cammino per ascoltarlo, o di Giona che ha camminato in lungo e in largo per tutta Ninive

predicando la conversione e il perdono dei peccati e minacciando la distruzione della città. La folla si accalca perché vuole assistere ad un segno per avere la conferma delle proprie idee, per dare un senso al suo convenire attorno a Gesù. Forse se ne tornano deluse perché non ottengono ciò che desiderano non rendendosi conto che lì c’è già chi può rispondere al proprio desiderio di gioia a patto di ascoltare il suo insegnamento e di viverlo mettendola in pratica. Dalla malattia che ci porta ad inseguire i nostri sogni piuttosto che a sintonizzarci con la volontà di Dio ci guarisce l’ascolto della sua Parola che ci dà la forza necessaria per invertire il senso di marcia della nostra vita. La sapienza di Dio manifesta pienamente nella Croce di Cristo perché è la sapienza dell’amore che sgorga dal cuore misericordioso di Dio. La parola della Croce è la predicazione più potente di quella dei profeti perché solo essa è capace veramente di guarirci dalla nostra malvagità e salvarci. La salvezza, infatti, consiste nel realizzare la volontà di Dio rendendolo presente nel mondo con la nostra testimonianza di fede.

Signore Gesù, segno nel mondo dell’amore di Dio, fa che la tua parola e il tuo esempio possano toccare il mio cuore e convertirlo affinché le mie scelte di vita siano dirette dal desiderio d’imitarti e di trovare fratelli ai quali annunciare con le parole e le opere che il Padre, ricco di misericordia, ci ama infinitamente. Guariscimi dall’ipocrisia di chi trova ogni scusa per rifiutare il tuo aiuto e per non accettare di cambiare le proprie abitudini di pensare e agire. Donami il coraggio della Regina del Sud e dei Niniviti d’intraprendere un cammino di conversione per imparare ad ascoltare e ad interagire con il mondo diverso da quello che io immagino o che mi costruisco. Il tuo Spirito mi faccia abitare il presente dove incontrare Te nel segno di tanti poveri crocifissi della storia che attendono di essere accarezzati con l’ascolto e di essere amati come fratelli.