Scrivi umiltà e leggi umanità – Sabato della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Scrivi umiltà e leggi umanità – Sabato della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

14 Luglio 2024 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Is 38,1-6.21-22.7-8   Is 38,10-12.16

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità

perché possano tornare sulla retta via,

concedi a tutti coloro che si professano cristiani

di respingere ciò che è contrario a questo nome

e di seguire ciò che gli è conforme.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal libro del profeta Michèa Mi 2,1-5

Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono.

Guai a coloro che meditano l’iniquità

e tramano il male sui loro giacigli;

alla luce dell’alba lo compiono,

perché in mano loro è il potere.

Sono avidi di campi e li usurpano,

di case e se le prendono.

Così opprimono l’uomo e la sua casa,

il proprietario e la sua eredità.

Perciò così dice il Signore:

«Ecco, io medito contro questa genìa

una sciagura da cui non potranno sottrarre il collo

e non andranno più a testa alta,

perché sarà un tempo di calamità.

In quel tempo

si intonerà su di voi una canzone,

si leverà un lamento e si dirà:

“Siamo del tutto rovinati;

ad altri egli passa l’eredità del mio popolo,

non si avvicinerà più a me,

per restituirmi i campi che sta spartendo!”.

Perciò non ci sarà nessuno

che tiri a sorte per te,

quando si farà la distribuzione

durante l’assemblea del Signore».

Il cammino di conversione dalla religiosità alla fede

Il re Ezechia, che sul letto di morte invoca la salvezza di Dio, è profezia della supplica di Gesù sulla croce grazie alla quale è risuscitato da morte, aprendo per tutti gli uomini la via al Cielo. Il profeta Michea, invece intona un lamento funebre per coloro che come il re Acab, con la complicità della perfida Gezabele, usurpa la vigna di Nabot. L’episodio narrato in 1 Re 21,1-28 ha valore universale perché Acab e Nabot sono anche personaggi della storia di ogni tempo e di ogni luogo, dove il potere diviene prepotenza, e la giustizia ha il volto della corruzione. Nella storia siamo presenti anche noi che non ci accontentiamo di ciò che abbiamo e vogliamo possedere sempre di più a scapito dei poveri e dei meno fortunati. Ma la parola di Dio, che riecheggia nelle parole del profeta, ha una forza inattesa, un valore perenne e risuona attuale ogni volta che si perpetra un’ingiustizia a danno degli ultimi, dei miseri, degli sfruttati, degli affamati. La strategia educativa di Dio passa attraverso l’umiliazione e la mortificazione che servono a trasformare l’amore al potere nel potere dell’amore. Nella pedagogia divina la Parola non è un concetto astratto e la fede non si riduce a nozionismo ma è esperienza vissuta sulla propria pelle di gioia e di dolore. Le emozioni hanno un potere straordinario di ancorare alla realtà la verità della propria condizione di vita. Il vero dolore è quello che nasce dall’assenza di Dio nella propria vita perché viene escluso o emarginato fino al punto di spegnere la luce della fede la cui fiamma Egli ha acceso nel cuore di ciascuno. Similmente, la gioia autentica è generata dalla relazione personale con il Signore intessuta di dialogo orante e di gesti di servizio finalizzati a tradurre la comunione con Dio in costruzione della comunione fraterna e a trasformare la religiosità tradizionale e rituale in fede generatrice di giustizia e operosa nella carità.

+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 12,14-21

Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto.  

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:

«Ecco il mio servo, che io ho scelto;

il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

Porrò il mio spirito sopra di lui

e annuncerà alle nazioni la giustizia.

Non contesterà né griderà

né si udrà nelle piazze la sua voce.

Non spezzerà una canna già incrinata,

non spegnerà una fiamma smorta,

finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

nel suo nome spereranno le nazioni».

Scrivi umiltà e leggi umanità

Da una parte i farisei si appartano per riunirsi e decidere come far morire Gesù, dall’atra ci sono quelli che lo seguono e che vengono guariti. Gesù né scende a compromessi, né tanto meno rimane a contestare e a lottare contro i suoi detrattori, ma si allontana per continuare la missione che il Padre gli ha affidato. Chiunque lo segue sperimenta la potenza della guarigione operata da Dio. I farisei, accecati dall’invidia non hanno compreso che, opponendosi a Gesù, non hanno cercato di fermare solo un folle rivoluzionario, ma hanno rifiutato il servo di Dio attraverso cui il Signore opera la salvezza. Essi, immaginando Dio secondo categorie proprie dei regni mondani, ma estranei al suo cuore, hanno rimosso dalla loro memoria quelle pagine della Scrittura, in particolare quelle profetiche, nelle quali il Signore prometteva l’invio del Messia la cui caratteristica principale sarebbe stata l’umiltà.

L’umiltà non è un titolo da vantare ma è come il profumo la cui fragranza puoi gustare ma di cui non puoi descrivere a parole le sue proprietà se non narrare gli effetti che produce in chi ne sente l’odore. L’umiltà è il profumo dello Spirito Santo con il quale Dio unge colui che sceglie per fargli portare nel mondo la giustizia e la pace. L’umile lo riconosci non perché si confonde con la massa ma perché brilla nella notte degli affetti e della ragione. Proprio come Gesù che nelle tenebre della cattiveria splende di quella luce che può venire solamente dal Cielo. L’umile lo riconosci perché la sua voce non sovrasta quella degli altri ma è capace d’imporsi per la verità della quale si fa ministra. L’umile lo riconosci perché non alimenta la critica sterile che nella foga distrugge quello che incontra sul suo cammino e spegne ogni speranza di rinnovamento, al contrario, egli indica una via sulla quale lui stesso si fa compagno per uscire insieme dalle crisi.

L’umile non è un modello facile da imitare perché nel suo cammino non incontra apprezzamenti e successi, tuttavia, la scelta di consacrarsi a Dio, è l’unica capace di vincere ogni resistenza alla vita, persino quella della morte.

Signore Gesù, scelto dal Padre e consacrato con il crisma dell’umiltà dallo Spirito, fa che seguendoti sulla via del servizio possa sperimentare la potenza della Grazia che guarisce dal peccato dell’invidia, della gelosia, dell’orgoglio che uccide. La gioia d’incontrarti e di essere sanato dal tuo perdono non sia affidata solo alle parole ma si effonda come profumo della Carità attraverso gesti di umanità e tenerezza.