Il diacono cristiano non è il portaborse del potente ma il portacroce dei poveri crocifissi
Il diacono cristiano non è il portaborse del potente ma il portacroce dei poveri crocifissi – Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)
Sir 2,1-13 Sal 36
+ Dal Vangelo secondo Marco(Mc 9,30-37)
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Mentre Gesù è in cammino con i suoi discepoli egli consegna loro un segreto. Si tratta della pasqua di passione morte e risurrezione. I discepoli non possono comprendere il senso di quel segreto se prima non si compie. Il segreto, proprio perché tale, non è oggetto di ragionamento, ma può essere solo accolto e custodito fino al momento in cui si compie e manifesta al contempo il suo significato. Nessuno può essere oggetto di conoscenza e di giudizio perché nel momento stesso in cui si volesse possedere il segreto dell’altro lo si perderebbe irrimediabilmente. Il mistero può essere solo accolto e vissuto perché sia conosciuto e gustato. Nel frattempo i discepoli litigano tra loro su chi è il più grande. Gesù, cogliendo i loro ragionamenti, non stigmatizza quei discorsi ma valorizza la parte migliore. In tutti è presente l’intimo desiderio di diventare grande, di riscattarsi dalla omologazione che massifica, di distinguersi coltivando una propria identità. Gesù offre un criterio di discernimento che certamente ribalta la scala dei valori umana. Gesù si presenta come modello di uomo nuovo che pensa e agisce in maniera nuova, anche se a volte può sembrare che sia irrealistica. Se una gara è concessa essa è quella ad essere primi nell’amare. Per poter essere primi è necessario scendere verso l’ultimo per essergli servo. Nella logica commerciale che attua i principi utilitaristici si può accettare di essere servo … del potente di turno per trarne un vantaggio. Il segreto di Gesù è un altro: essere servo dell’ultimo. L’ultimo è colui che non ha nulla di suo da restituire, ma riempie il cuore di gioia come quando una madre o un padre accoglie tra le sue braccia il proprio bambino.
Signore Gesù, come è difficile comprendere le tue parole, quando il codice che uso è molto diverso dal tuo. Tu usi il linguaggio del dono, io quello dell’utile; tu tracci la via della felicità, io adocchio la strada della facilità; tu preferisci la compagnia dei diversi, io scelgo la complicità con gli uguali; tu ricerchi chi è rimasto indietro, io rincorro le mie ambizioni illusorie. Abbi pazienza con me e non stancarti di far risuonare la tua voce perché riconosca che è più dolce il pianto di un piccolo che il sussurro suadente del demonio, che sazia di gioia più la pace che tu mi doni, che le lusinghe interessate degli uomini.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!