Alla tua luce vediamo la luce – 29 Dicembre – V giorno fra l’Ottava di Natale

Alla tua luce vediamo la luce – 29 Dicembre – V giorno fra l’Ottava di Natale

25 Dicembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

29 Dicembre – V giorno fra l’Ottava di Natale

1Gv 2,3-11   Sal 95 

Onnipotente e invisibile Dio,

che nella venuta del Cristo, vera luce,

hai vinto le tenebre del mondo,

volgiti a noi con sguardo sereno,

perché possiamo celebrare con lode unanime

la nascita gloriosa del tuo unico Figlio.

Egli è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 1Gv 2,3-11

Chi ama suo fratello, rimane nella luce.

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.

Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.

Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

La vera carità

Chi si lascia amare da Dio è capace anche di amare sé stesso e gli altri. Conoscere Gesù significa accogliere come significativa per sé la sua Parola di consolazione e di grazia. La verità, cioè ciò che è alla base di tutto, è che io sono un peccatore perdonato, un figlio amato, un fratello graziato. Questa verità va sempre portata in luce dalla mente e dal cuore. Il comandamento antico è il patto di alleanza che Dio ha stipulato con l’umanità sigillandolo col sangue di Gesù. Il comandamento è antico perché l’amore di Dio precede il nostro, ma è anche nuovo perché l’amore di Dio ci rende persone nuove. Colui che è la sorgente dell’amore ci rigenera nella fede, soprattutto quando essa è ferita e rischia di irrigidirsi e diventare sterile perché chiusa in vecchi schemi distanti dalla sapienza di Dio. L’amore che non è alimentato ed educato dallo Spirito santo si corrompe e diventa odio. L’amore che rimane allo stadio dell’attrazione fisica o dell’interesse personale prima o poi si trasforma in repulsione, sebbene ci continui a mantenere un’apparenza di cortesia o lealtà. L’amore non può fermarsi al livello ideale ma, affinché possa essere fecondo, deve tradursi in scelte che richiedono delle rinunce. Nello stesso modo con Dio, per amarci a rinunciato a suoi «diritti» e ci ha reso veramente liberi, capaci di un amore di servizio grato e gratuito.

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-35)

Luce per rivelarti alle genti

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Alla tua luce vediamo la luce

Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino (Sal 118, 105). Nel libro dei Salmi la luce che permette di camminare sulla strada giusta e in modo corretto è la Parola di Dio che nell’Antico Testamento è chiamata Legge, i comandamenti che orientano il cammino di fede dei giovani sposi e il loro bambino nato da appena otto giorni. Attuando i comandamenti, soprattutto quelli rituali, essi confessano la loro fede in Dio, Signore della vita. Il primogenito, al pari delle primizie del campo e del gregge, è il segno della benedizione di Dio, come tale, gli viene riconosciuto un particolare legame con il Signore, è consacrato a Lui. Il primogenito rivela in sé stesso il volto di Dio. Simeone è mosso dalla luce dello Spirito Santo, che alimenta in lui la speranza e apre gli occhi per riconoscere il Messia, colui che i profeti avevano annunciato come il Servo di Dio, luce delle nazioni, cioè luce per tutti gli uomini (cf. Is 49,6). “Sia la luce” (Gen 1,3) è la prima parola di Dio nell’atto di creare. La luce pone un limite alle tenebre, così come Cristo Gesù pone un limite al peccato. Per chi è nelle tenebre del peccato e si è abituato al buio, la luce produce un effetto destabilizzante fino a farlo cadere, a far crollare tutti gli altari che l’orgoglio e l’egoismo hanno innalzato per autoesaltarlo. Ma quella caduta, come fu per Paolo, non è per l’umiliazione ma per la risurrezione, per la conversione alla vita nuova. Anche Maria non è esente dal dolore che, insieme alla gioia, deriva dall’aderire alla volontà di Dio. È necessario attraversare i dolori del parto per essere generati, venire alla luce, ed essere al contempo generatori di vita.

Come Simeone ed Anna, siamo chiamati ad essere annunziatori di un’attesa e di una presenza, a testimoniare l’incontro tra Dio e l’uomo di tutti i tempi, accendendo le fiaccole della luce di Cristo nella notte della storia. Verifichiamoci e chiediamoci quali sono i gesti attraverso i quali ciascuno di noi, e la comunità ecclesiale tutta, può diffondere la luce di Cristo.

Signore Gesù, sole che sorgi dall’alto e compimento del giorno senza tramonto, illumina ogni uomo a prescindere dai suoi meriti, dalla razza o dal credo che professa, soprattutto chi vaga nel buio dell’incertezza e chi cerca con speranza la verità. Nel tuo volto splende la luce vera perché in Te è la vita degli uomini. Come Simeone, nonostante le miopie del mio cuore, possa riconoscere la presenza di Dio nella mia vita e abbracciarlo con delicatezza e rispetto, come quando si accoglie tra le braccia un bambino. Che dallo sguardo, dal modo di operare, dal modo di relazionarmi, traspaia la luce dell’Eterno amore, la potenza di Dio, che abbatte ogni muro, scioglie ogni nodo, risana ogni ferita.