IL BAMBINO SI È FATTO PANE PER NOI – NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE – Lectio divina

IL BAMBINO SI È FATTO PANE PER NOI – NATALE DEL SIGNORE – MESSA DELLA NOTTE – Lectio divina

24 Dicembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

IL BAMBINO SI È FATTO PANE PER NOI

O Dio, che hai illuminato questa santissima notte

con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo,

concedi a noi, che sulla terra contempliamo i suoi misteri,

di partecipare alla sua gloria nel cielo.

Egli è Dio, e vive e regna con te,

nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal libro del profeta Isaìa Is 9,1-6

Ci è stato dato un figlio.

Il popolo che camminava nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Hai moltiplicato la gioia,

hai aumentato la letizia.

Gioiscono davanti a te

come si gioisce quando si miete

e come si esulta quando si divide la preda.

Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,

la sbarra sulle sue spalle,

e il bastone del suo aguzzino,

come nel giorno di Màdian.

Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando

e ogni mantello intriso di sangue

saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.

Perché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio.

Sulle sue spalle è il potere

e il suo nome sarà:

Consigliere mirabile, Dio potente,

Padre per sempre, Principe della pace.

Grande sarà il suo potere

e la pace non avrà fine

sul trono di Davide e sul suo regno,

che egli viene a consolidare e rafforzare

con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.

Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

Ci è nato un figlio

In questo oracolo è un inno di gioia per il compimento dell’annuncio dato ad Acaz della nascita del figlio al quale sarebbe stato dato il nome di Emmanuele, Dio con noi (Is 7, 14s.). La nascita del bambino non è solo una gioia per il re, suo padre, ma per tutto il popolo che, guidato da capi acciecati dall’avidità e dall’orgoglio, brancola nel buio dell’incertezza e della precarietà. Il profeta indica nel figlio del re il segno della presenza potente di Dio che opera la giustizia e costruisce la pace. La guerra e i conflitti fratricidi, generati dal peccato, cedono il posto alla pace e alla libertà. L’immagine del bambino con la sua innocenza, vulnerabilità, insufficienza, povertà, debolezza, contrasta con l’imponenza della macchina militare di un esercito, con la portentosa struttura economica e sociale di uno stato, con il solenne e complicato cerimoniale di corte. Dio sorprende l’uomo capovolgendo le sue attese e le logiche del mondo.

Salmo responsoriale Sal 95

Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,

cantate al Signore, uomini di tutta la terra.

Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,

a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,

risuoni il mare e quanto racchiude;

sia in festa la campagna e quanto contiene,

acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:

sì, egli viene a giudicare la terra;

giudicherà il mondo con giustizia

e nella sua fedeltà i popoli.

Dalla lettera di san Paolo Apostolo a Tito Tt 2,11-14

È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.

Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

In Gesù Dio dona la salvezza

La liturgia di Natale propone due brani tratti dalla lettera Tito nei quali Paolo ricorda l’evento capitale per la fede e la vita degli uomini. A Dio è piaciuto rivelarsi a tutti gli uomini, mediante suo Figlio Gesù Cristo, mostrandosi come Salvatore. Offrendosi liberamente alla morte di croce, Egli ha dato sé stesso per noi affinché potessimo essere liberati dalla schiavitù del peccato e formare una comunità che testimonia con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio. Il modo con il quale Dio viene incontro all’uomo per amarlo diventa per tutti modello di vita. Egli, che ha rigettato le lusinghe delle tentazioni e ci ha amati fino al “colmo” è luce che traccia la strada attraverso la quale compiere il pellegrinaggio spirituale che ci conduce alla piena conformazione a Cristo e, conseguentemente, alla totale manifestazione in noi dell’amore di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 2,1-14

Oggi è nato per voi il Salvatore.

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.

Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

LECTIO

L’episodio della nascita di Gesù è narrato in tre scene. Nella prima (vv. 1-7) viene presentato il contesto storico e geografico e i personaggi di Giuseppe, Maria e il bambino. La seconda scena (vv. 8-14) racconta l’annuncio dell’angelo ai pastori e, infine, nella terza (vv. 15-20) avviene l’incontro tra i due gruppi di personaggi presentati.

I personaggi della prima scena sono nell’ordine: Cesare Augusto, la cui autorità si estende a tutto il mondo abitato, Quirinio che governa per conto dell’imperatore la regione della Siria, Giuseppe, appartenente ad un ramo cadetto del casato di Davide, Maria, sposa di Giuseppe e, infine, il loro bambino che, appena nato, viene avvolto nelle fasce e deposto nella mangiatoia. Lo stesso movimento discendente che caratterizza l’entrata in scena dei personaggi lo si riscontra nelle annotazioni geografiche. Si passa, infatti, dall’intero mondo abitato alla grotta di solito occupata dagli animali che erano a servizio della sussistenza della famiglia.

L’evangelista Luca insiste sul censimento. L’imperatore lo ordina mediante un editto (letteralmente: dogma) che viene eseguito da tutti i sudditi, tra cui c’è anche Giuseppe, abitante di Nazaret di Galilea, ma originario di Betlemme. Giuseppe, in obbedienza all’editto dell’imperatore, si mette in viaggio verso la città di Davide. Di solito con questo nome si intende Gerusalemme, ma Luca vuole sottolineare l’origine. Davide era nato a Betlemme e lì, nella sua casa paterna, era stato unto re dal profeta Samuele. Nel pellegrinaggio di Giuseppe e della sua famiglia si allude al ritorno alle origini, alle sorgenti. Anche se non ne è consapevole Giuseppe, mediante l’obbedienza al comando dell’imperatore, sta compiendo il progetto di Dio. L’insistenza sul censimento e la sottolineatura che Giuseppe era della discendenza davidica pongono sullo sfondo la vicenda narrata in 2Sam 24 e in 1Cr 21 dove si racconta il censimento organizzato da Davide. Il re, dopo averlo indetto, fu preso dal rimorso e chiese perdono a Dio. Il censimento era considerato un peccato perché conoscere il numero della popolazione significava esercitare nei suoi confronti l’autorità di dominio e possesso. In tal modo si pretendeva di sostituirsi a Dio misconoscendone la sua signoria. Il censimento era un modo per riscuotere una tassa e monetizzare. Il peccato sta nel ridurre il popolo a oggetto di speculazione piuttosto che destinatario del proprio servizio. Il peccato fu punito con una pestilenza, contenuta grazie al sacrificio che Davide offrì sull’altare in una aerea sulla quale Salomone avrebbe in seguito edificato il tempio. L’intervento di Dio salva il popolo dalla pestilenza che avrebbe distrutto tutto. Questo avviene pagando un prezzo. Davide sale sull’altare per offrire il sacrificio nello stesso luogo nel quale la tradizione indentifica il sacrificio di Isacco offerto da Abramo. Si instaura così un parallelo tra Gerusalemme, in cui si consumerà il sacrificio pasquale di Cristo col quale verrà consacrato Signore, e Betlemme, scenario dell’unzione regale di Davide e luogo nel quale un bambino sarà deposto in una mangiatoia, profezia del Golgota.

Con Giuseppe c’è anche Maria, la sua sposa promessa, che è incinta. Mentre erano a Betlemme giunse per lei il tempo del parto dando alla luce un bambino. Di lui non si dice nulla se non che fu destinatario di cure amorevoli da parte di sua madre, la quale lo depose nella mangiatoia dopo averlo avvolto in fasce. Con la mangiatoia si identifica l’ambiente più interno della casa nella quale Giuseppe e Maria erano stati ospitati con la nascita del bambino. Probabilmente la famiglia di Nazaret era stata accolta da parenti nella propria dimora, la quale, oltre all’ambiente più domestico, aveva una grotta dotata di mangiatoia per alloggiare anche gli animali.

Dopo la descrizione dell’evento della nascita del bambino, l’evangelista introduce la seconda scena (vv. 8-14) del suo racconto spostando l’attenzione dalla grotta di Betlemme alle campagne circostanti dove all’aperto i pastori vegliavano di notte le loro greggi. Essi sono i destinatari del primo annuncio. La descrizione dell’apparizione angelica e la reazione dei pastori sono una chiara indicazione del fatto che il racconto appartiene al genere letterario dell’esperienze teofaniche. L’angelo si presenta come l’evangelizzatore, colui che porta l’annuncio gioioso della nascita di un figlio. Nelle parole del messaggero divino ritroviamo l’eco degli annunci evangelici attestati nella letteratura greco-romana e nelle Scritture ebraiche. Infatti, nell’antichità l’evangelizzatore è colui che porta l’annuncio gioioso della nascita dell’erede al trono e della vittoria militare del re. Nelle profezie, soprattutto quella di Isaia, il messaggero di buone notizie evangelizza annunciando la venuta del Signore (Cf Is 40, 9-11). Il cuore della seconda scena è l’annuncio angelico che comunica la nascita del Salvatore, il Cristo Signore. Il titolo «Salvatore» era uno di quelli attribuiti a Cesare Augusto, mentre «Cristo Signore» è un chiaro richiamo alla tradizione ebraica e alla promessa di Dio. L’angelo ha la funzione di narrare l’evento il cui segno è il bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Il segno indicato dall’angelo accentua la paradossalità già accennata nella prima scena. La deposizione nella mangiatoia era stata spiegata precedentemente col fatto che la piccola famiglia di Nazaret dovette adattarsi perché non c’era posto per tutti nell’alloggio domestico. Dunque, il segno legge alla luce di Dio una scelta dettata da un’esigenza pratica. Come il viaggio di Giuseppe insieme a Maria verso Betlemme era dovuto al censimento indetto dall’imperatore, così la povertà dei mezzi aveva imposto la scelta di usare la mangiatoia come primo giaciglio per il bambino. Le vicende storiche, che sembrano essere guidate dall’autorità dei potenti o influenzate dalle condizioni economiche e dalle contingenze storiche, sono invece il luogo nel quale Dio manifesta la sua gloria e porta a compimento il suo disegno di salvezza. Il bambino nato nella città di Davide e che, avvolto in fasce, giace in una mangiatoia è la chiave di lettura di tutta la storia che tra le sue pieghe custodisce l’opera di Dio. La visita dell’angelo ai pastori era iniziata con la manifestazione della gloria divina che li aveva avvolti con il suo splendore. Si conclude con il coinvolgimento dei pastori nell’inno di lode intonato da tutta la corte celeste. Alla rivelazione, che mira a suscitare la gioia in chi ascolta e accoglie il vangelo, segue la lode che, come un turbine, solleva in alto per partecipare alla liturgia del cielo. In essa si confessa la gloria di Dio che, manifestandosi in mezzo agli uomini, dona loro la pace. La gloria di Dio è il suo amore per gli uomini che ricevono la pace dalle mani del Signore. L’uomo che glorifica Dio con la sua vita è in pace e diventa costruttore di pace. La pace che Augusto aveva imposto sui territori occupati era precaria. Infatti, fu proprio il censimento della Giudea, organizzato da Quirinio per sancire il definitivo passaggio di questa regione sotto la diretta dipendenza dell’amministrazione romana, a determinare l’insurrezione di Giuda il Galileo, (Cf. At 5, 37). La pace è il dono di Dio che gli uomini ricevono quando scoprono di essere amati da Dio. Il bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia è il segno dell’amore di Dio verso gli uomini. Egli viene incontro a noi nelle vicende della storia, soprattutto quelle che appaiono come ingiustizie perpetrate da chi detiene il potere. Giuseppe e Maria si adattano alla realtà trovando il modo, nell’obbedienza, di compiere il bene. I pastori sono coloro che vegliano di notte all’aperto vigilando sul gregge. Essi richiamano la funzione dei profeti che, come sentinelle, sono attenti ai pericoli che possono minacciare il gregge ma che scrutano l’orizzonte per cogliere i segni del sorgere nel nuovo giorno (Is 21,8). I pastori richiamano alla mente uno di loro, il piccolo Davide, chiamato da Dio non solo a pascere il proprio gregge ma il popolo d’Israele.

MEDITATIO

Il Bambino si è fatto Pane per noi

Siamo un popolo che spesso sente di camminare alla cieca avvolto nelle tenebre. Oggi splende per noi la luce di Dio che, dandoci speranza ci riempie di gioia. Assaporiamo il gusto della vittoria, non quella sugli altri, ma sul male che ci separa dagli altri. Il bambino che nasce è il Principe della pace perché ne è la sorgente.

La luce è visibile a chi accoglie l’annuncio degli angeli: «oggi è nato per voi il Salvatore, Cristo Signore»; non è un annuncio freddo e distaccato, ma dato cantando. Siamo chiamati anche noi a far risuonare il Vangelo attraverso il canto della nostra vita. Il giubilo contenuto nella melodia è eco del canto celeste con il quale i santi magnificano la misericordia di Dio. Questo annuncio ci raggiunge nelle nostre notti trascorse non al sicuro delle nostre case ma esposti alle varie intemperie di emozioni e sentimenti contrastanti. Questo annuncio è per me, per te, per tutti perché Gesù è il «bambino nato per noi», «egli ha dato sé stesso per noi», per essere per noi Salvatore.  Venendo nel mondo Gesù ci porta la salvezza. Da una parte Egli ci libera dal peccato, bruciando nel fuoco dello Spirito Santo ogni arma usata per fare il male, e dall’altro ci educa alla sobrietà e alla giustizia per essere un popolo libero perché obbediente alla volontà di Dio.

Può riconoscere la luce chi è consapevole di essere nelle tenebre, può aprirsi al perdono chi confessa di essere peccatore, può ricevere il nutrimento chi sente la fame, può accettare il dono chi si fa piccolo.

Quanta povertà nella stalla dove in una mangiatoia viene adagiato il Figlio di Dio. Egli non esige nulla ma chiede solo di essere accolto con umiltà e semplicità. In un cuore affollato di pensieri lamentosi e di paure non c’è posto per Gesù. Non c’è spazio neanche in quelle case dove si bada alla forma e all’apparenza a discapito dell’amore fraterno e della carità che invece ci unisce nella concordia. Il bambino nella sua disarmante innocenza ci lancia un appello a non gonfiarci di orgoglio, a non ingolfarci di pensieri cattivi, a non cercare l’acqua che disseta in pozzi vuoti o inquinati. Il Bambino ci invita a contemplarlo e a gustarlo con gli occhi perché il sapore della tenerezza e dell’amabilità faccia nascere nel cuore il desiderio di diventare come Gesù, mite e umile di cuore. Il Dio bambino accolto è fattore moltiplicatore della gioia in modo tale che essa sia per noi l’unico motivo per amare e dare noi stessi per gli altri.  

ORATIO

Signore Gesù,

Tu che nasci estraneo al mondo

tra i clamori delle guerre,

nella frenesia della società dei consumi,

in mezzo alle luci e ai suoni

di piazze piene di gente

ma vuote di persone,

vieni in mezzo a noi e

attiraci con la mitezza del tuo silenzio.

Donaci la pace del cuore

perché impariamo ad essere

come bambini tranquilli e sereni

in braccio alla propria madre.

Fa che, come i pastori hanno accolto

la parola dei messaggeri divini,

anche noi possiamo ascoltare

e meditare il Vangelo

per venire a Te,

adorarti e diventare Te.

Ricevendo dalle mani del Padre

il tuo corpo e nutrendoci di Te,

possiamo ritrovare il gusto della umiltà

che ci restituisce la gioia

di testimoniare al mondo

la bellezza della tua misericordia. Amen.