Dalla parte dei più piccoli – Martedì della II settimana di Avvento
Martedì della II settimana di Avvento
Is 40,1-11 Sal 95
O Dio, che hai fatto giungere ai confini della terra
il lieto annuncio del Salvatore,
fa’ che tutti gli uomini
accolgano con sincera esultanza
la gloria del suo Natale.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, …
Dal libro del profeta Isaìa Is 40,1-11
Dio consola il suo popolo.
«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Una voce dice: «Grida»,
e io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?».
Ogni uomo è come l’erba
e tutta la sua grazia è come un fiore del campo.
Secca l’erba, il fiore appassisce
quando soffia su di essi il vento del Signore.
Veramente il popolo è come l’erba.
Secca l’erba, appassisce il fiore,
ma la parola del nostro Dio dura per sempre.
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».
Arriva la tua salvezza
Questo testo è la prima pericope della seconda parte del libro di Isaia, che comprende i capitoli da 40 a 55, chiamati anche Secondo Isaia o Deuteroisaia. Il periodo in cui vanno inseriti questi oracoli è caratterizzato da inquietudine e incertezza in seguito al decreto di Ciro di Persia che permetteva agli Israeliti esiliati a Babilonia di ritornare nella propria terra.
«Proclamare» è il verbo che meglio esprime il senso della pericope. Il profeta è consapevole che la sua missione consiste nell’annunciare la salvezza che appartiene esclusivamente a Dio, il quale viene per realizzarla. La sua venuta è imprevedibile anche se certa. Per questo bisogna prepararsi ad accoglierla in modo che l’aiuto del Signore risponda efficacemente al bisogno di salvezza dell’uomo. Il messaggio è semplice nella sua essenzialità che richiama il cuore del vangelo: solo in Dio c’è salvezza e non in una qualche forma di organizzazione giuridica, politica o cultuale. Il profeta araldo proclama il suo messaggio di consolazione lontano dai centri di potere politico e di culto per affermare che la loro autorità, la quale esige il rispetto di norme di rituali o adesione a precisi codici etici, è superata dalla presenza del Signore. Egli viene quale portatore di grazia e di pace, propone una relazione di cura chiedendo semplicemente un atteggiamento di umile fiducia nei suoi confronti.
+ Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18,12-14
Dio non vuole che i piccoli si perdano.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Dalla parte dei più piccoli
Non è vero che Dio non è di parte! Dio si schiera decisamente a favore dei più piccoli, dei più vulnerabili e fragili. Essi sono quelli che più facilmente possono smarrirsi come una pecorella che, magari perché distratta, non ritrova più il suo gregge.
Così ciascun membro della comunità, soprattutto chi ha il compito di custode e guida, non può rimanere indifferente davanti allo smarrimento dei suoi fratelli e sorelle. Per amore dei più piccoli deve saper lasciare ciò che è più gratificante o le proprie isole di confort, e intraprendere un viaggio faticoso di ricerca verso l’altro per recuperare il rapporto con chi si è allontanato.
Nei conflitti non basta assegnare i posti, quelli riservati ai giusti e quelli assegnati ai ribelli. Per amore della unità e della comunione totale bisogna fare ogni sforzo per recuperare e reintegrare.
Come agli occhi di Dio, così ai nostri, nessuno è un numero. Il vuoto lasciato da un fratello deve scuoterci, affinché possiamo vincere la rassegnazione con il desiderio sempre rinnovato della comunione fraterna.
Potremmo avere il dubbio che l’insistenza con la quale ricercare il fratello o la sorella che si sono allontanati sia invadenza e che invece bisogna rispettare le scelte altrui lasciandoli andare. Tuttavia, lasciare andare non significa indifferenza. Il cercare l’altro per ricostruire il rapporto con lui è cosa diversa dall’inseguirlo per ripossederlo.
Lo smarrimento dei più piccoli deve portarci anche a riflettere sulle nostre omissioni nel bene che hanno allentato i legami affettivi. La ricerca dell’altro parte dalla conversione personale e dalla riparazione di ciò che ha potuto provocare lo smarrimento del fratello.
Lasciamoci ispirare dalla gioia pregustata di ritrovare la comunione fraterna, piuttosto che dello sterile giudizio di chi si limita a prendere atto di una situazione dolorosa e a condannare. Questo è il tempo della nostalgia della comunione.
La Parola cambia la vita
La parabola mette in luce il fatto che Dio va in cerca di chi si è smarrito per recuperarlo alla vita. Cosa faccio per lasciarmi raggiungere dall’amore di Dio e farmi sanare? Coltivo il desiderio della riconciliazione oppure, dopo alcuni tentativi mi rassegno? Cosa prevale maggiormente in me la speranza o lo scoraggiamento?
Signore Gesù, pastore coraggioso e chiaramente di parte perché schierato a favore dei più piccoli, aiutaci ad abbattere gli steccati mentali e i recinti delle vecchie abitudini. In tal modo potremo discernere la volontà di Dio lasciandoci ispirare non dal criterio della comodità ma da quello della speranza della riconciliazione e della comunione fraterna. Donaci i tuoi stessi sentimenti di compassione e tenerezza affinché riusciamo a vincere l’accidia, che ci blocca nelle nostre zone di confort create su misura a noi stessi, per intraprendere il cammino della ricerca del fratello lontano e perso di vista. Metti nel cuore una sana inquietudine e una salutare tensione tale che sia per noi sempre motivo per andare incontro a quei fratelli che sentiamo più distanti, per il modo di pensare o di agire, e portare loro la gioia dell’amicizia ritrovata.