Cuori in servizio – Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Cuori in servizio – Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

26 Novembre 2023 0 Di Pasquale Giordano

Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dn 7,15-27   Dn 3  

Dio onnipotente ed eterno,

che hai voluto ricapitolare tutte le cose

in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo,

fa’ che ogni creatura,

libera dalla schiavitù del peccato,

ti serva e ti lodi senza fine.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,

e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

per tutti i secoli dei secoli.


Dal libro del profeta Daniele Dn 7,15-27

Il regno e il potere saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo.

Io, Daniele, mi sentii agitato nell’animo, tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato; mi accostai a uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede questa spiegazione: «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; ma i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, in eterno».

Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia, che era diversa da tutte le altre e molto spaventosa, che aveva denti di ferro e artigli di bronzo, che divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo calpestava, e anche intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell’ultimo corno che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel corno aveva occhi e una bocca che proferiva parole arroganti e appariva maggiore delle altre corna.

Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell’Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.

Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà tutta la terra, la schiaccerà e la stritolerà.

Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti: abbatterà tre re e proferirà parole contro l’Altissimo e insulterà i santi dell’Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge. I santi gli saranno dati in mano per un tempo, tempi e metà di un tempo.

Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. Allora il regno, il potere e la grandezza dei regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e gli obbediranno».

Un popolo regale e sacerdotale

Il profeta Daniele offre una lettura collettiva del Regno di Dio. Storicamente il riferimento è al dramma che si era consumato in Israele quando era salito al trono Antioco IV Epifane che aveva preso il potere sconfiggendo gli altri eredi di Alessandro Magno. Questo re empio aveva osato profanare il tempio di Gerusalemme appropriandosi dei suoi beni. I fratelli Maccabei erano riusciti a riscattare il popolo e a riconsacrare il tempio. La novità che annuncia Daniele sta nel fatto che ai cattivi sovrani non segue semplicemente un re buono ma che tutto il popolo viene consacrato con l’unzione regale e partecipa all’unica regalità dell’Altissimo Dio. Questa lettura ecclesiale completa quella cristologica. Cristo, donando lo Spirito Santo a coloro che credono in lui, li rende partecipi della sua regalità e abilitati ad esercitarla nello stesso modo con cui l’ha messa in atto: evangelizzando, guarendo, liberando.

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 21,34-36

Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Cuori in servizio

La conclusione del discorso di Gesù è affidata a due esortazioni complementari tra loro: «state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano» e «vegliate in ogni momento pregando». Le dissipazioni, ubriachezze e gli affanni della vita sono quelle situazioni nelle quali sprechiamo inutilmente il tempo in chiacchiere e pettegolezzi, diamo libero sfogo al nostro orgoglio, ci rifugiamo nelle consolazioni mondane ai nostri dolori, diventiamo dipendenti di qualche pensiero fisso alla ricerca di una tanto facile quanto illusoria libertà, rincorriamo affannosamente il consenso, il plauso e il favore degli altri, ci lasciamo portare dalla paura di perdere piuttosto che dal desiderio di amare.

A questo pericolo l’unico rimedio è la preghiera intesa non tanto come celebrazioni di riti ma come stile di vita. Vegliare pregando significa essere sempre in servizio, uomini e donne servitori della giustizia per la quale i fratelli e le sorelle si amano aiutandosi l’un l’altro con spirito di solidarietà. Avere il cuore in servizio in ogni momento vuol dire avere lo sguardo fisso su Dio e, attraverso di Lui, sugli altri, soprattutto i più deboli. Chi è all’erta, è vigile, è attento ai bisogni degli altri a cui rispondere nel limite delle proprie possibilità. C’è una fatica triste che appesantisce il nostro cuore e una gioiosa. Chi fa discernimento, illuminato dalla Parola di Dio, impara a distinguere lo spirito maligno che lo provoca e lo stressa con i pensieri cattivi e lo Spirito Santo che invece anima la speranza, motiva la fiducia, concretizza la carità. È lo stesso Spirito che ci istruisce nel saper dosare il nostro respiro, le nostre forze, perché non andiamo in affanno ma facciamo ciò che è umanamente possibile qui e ora. Il cristiano dal cuore sempre in servizio non è colto alla sprovvista dalle difficoltà perché la misericordia lo rende sempre più forte e resiliente.

Signore Gesù, mite e umile di cuore, purificami con il fuoco del tuo Spirito perché non bruci di passione ma arda di amore per Dio. Nella lotta contro lo spirito del male ungimi con l’olio della umiltà per sfuggire all’abbraccio mortale dell’orgoglio e dell’ira. Sciogli i nodi della superbia perché sia veramente libero di servire Dio nei fratelli con cuore lieto. Insegnami a pregare non solo con le tue parole, ma soprattutto con i tuoi sentimenti.