La fede è l’esperienza dell’incontro con Gesù che salva la vita e ne fa un inno di gioia

La fede è l’esperienza dell’incontro con Gesù che salva la vita e ne fa un inno di gioia

4 Febbraio 2019 Off Di Pasquale Giordano

La fede è l’esperienza dell’incontro con Gesù che salva la vita e ne fa un inno di gioia – Sant’Agata

Eb 12,1-4  Sal 21  

+ Dal Vangelo secondo Marco(Mc 5,21-43)

Fanciulla, io ti dico: Alzati!

 

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

La pagina del vangelo di oggi è la narrazione di due esperienze di fede che s’intrecciano. La fede o è esperienza o fede non è e non esiste un’esperienza di fede solitaria e individualistica, ma solo comunitaria come non esiste un corpo senza la molteplicità e l’aiuto reciproco delle membra, come non c’è un tessuto senza la trama. È proprio l’incrocio sulla via delle esistenze che conferisce al racconto, ma direi di più, alla vita stessa, la sua vivace bellezza. La via sulla quale questi incontri si realizzano è quella del dolore nelle sue mille sfaccettature. Su quella via trovi il padre di una fanciulla, che sta per morire, e in mezzo alla folla una donna che, oltre ai beni, ha perso la dignità e il volto. Nella loro storia rintracci la tua e quando sperimenti la solitudine della sofferenza, pur essendo circondato di tanta gente, credi forse di essere stato punito e abbandonato anche da Dio; ma se non ti lasci andare alla disperazione, allora sei capace di superare ogni ostacolo, non ultimo quello del pregiudizio e della vergogna, pur di incontrare Gesù e di toccarlo. Lui è lì a portata di mano perché prossimo. Lui è lì e ascolta il tuo grido e ti accompagna fino al cuore del dolore. Lui è lì e cerca il tuo sguardo perché solo guardando negli occhi può annunciare il vangelo della salvezza. Quante voci “amiche” ti rinfacciano l’inutilità della preghiera, inutile disturbo di un Dio che, secondo le stesse voci, sarebbe più interessato alle leggi e ai riti piuttosto che al dolore innocente di povere creature. No, ascolta la voce potente come una tromba, di Gesù che ti supplica: non aver paura, continua a fidarti di me, del mio amore per la vita. Quando sei al fondo di ogni attesa umana andata delusa, la fede ti spinge verso l’impossibile, l’imponderabile, verso quel mistero d’amore che ti chiama per nome. Allora è lui che ti cerca per parlare al tuo cuore, e ti guida verso la casa in cui, cacciati fuori tutti i lamentosi di professione, s’innalza l’inno alla vita e si danza al ritmo della lode.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!