Il dramma paradossale di preferire l’utilità alla gratuità –  IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Il dramma paradossale di preferire l’utilità alla gratuità – IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

3 Febbraio 2019 Off Di Pasquale Giordano

Il dramma paradossale di preferire l’utilità alla gratuità –

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Ger 1,4-5.17-19   Sal 70  1Cor 12,31-13,13  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4,21-30)

Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

 

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Un noto proverbio afferma che quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba. Coloro che hanno ascoltato le parole di Gesù nella sinagoga di Nazaret sono rimasti delusi perché si aspettavano di ascoltare altre parole e di vedere i miracoli già operati nella vicina Cafarnao. Il loro paesano infatti non aveva letto tutto il brano liturgico del profeta Isaia previsto e che sarebbe culminato con l’annuncio della vendetta del Signore. Gesù si era fermato prima ponendo l’accento sul vangelo – la buona notizia – data ai poveri, ai malati, ai prigionieri, agli oppressi in cui si annuncia un tempo nuovo, un giubileo senza fine in cui è ristabilita la giustizia, cioè la riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ciò che Gesù annuncia e realizza non è un atto di forza di Dio che sovverte gli ordinamenti umani per cui chi è all’ultimo gradino della scala sociale viene innalzato al vertice e viceversa; si tratta invece di un cambiamento più radicale perché riguarda il cuore di ogni uomo, a partire da chi umilmente riconosce la sua condizione di povertà umana e spirituale. I paesani avevano ben inteso quello che Gesù aveva fatto a Cafarnao, dove aveva spostato la sua residenza. A loro erano giunte le voci dei miracoli ma non ne avevano colto ancora la portata salvifica. Erano rimasti, per così dire, al miracolistico. Essi dunque vedevano in Gesù colui che avrebbe riscattato la sua famiglia di origine, la sua casa paterna dall’oblio della anonimità. Forse già immaginavano di godere per riflesso del successo che Gesù stava riscuotendo. In altre parole i Nazaretani già pregustavano il sapore dolce della gloria per cui trarre vantaggio e vantarsi. Gesù li delude fortemente perché spiega chiaramente che la sua missione non mira ad accontentare ma a salvare, cioè a mettere in grado ciascuno di passare dalle tenebre dell’egoismo alla luce della gratuità.

Gesù delude le aspettative, irrita i suoi ascoltatori che lo accusano di eresia perché parla di grazia, cioè presenta Dio non come il ragioniere o il capo del personale che gestisce le risorse umane, ma come uno sposo, un padre e una madre che non agisce secondo il criterio del merito, ma secondo quello della grazia, della gratuità. I paesani di Gesù avevano iniziato ad apprezzarlo perché immaginavano quanto avrebbero potuto guadagnare da lui e dalla sua opera. Quando si rendono conto che Gesù sfugge a questa logica essi lo disprezzano fino al punto di volerlo eliminare. Il rifiuto di Gesù rivela la durezza del cuore dell’uomo che rigetta la grazia di Dio, il suo amore gratuito dato non come premio ma come condizione per fare il bene ed essere felici. La novità che Gesù annuncia è la gratuità dell’amore di Dio che prende l’iniziativa di salvare, di sanare, di liberare l’uomo per renderlo capace di gratuità. Per Dio i primi non sono quelli più meritevoli, ma i più bisognosi. Solo chi si fida della logica di Dio e fa cadere il pregiudizio, sperimenta la Sua potenza, come la vedova di Sarepta e Namman il Siro. Dio non “parla alla pancia” dell’uomo, cioè non soddisfa tanto i suoi bisogni, non lo accontenta nelle sue aspirazioni mondane; la sua parola penetra nel cuore perché l’uomo che l’accoglie possa essere generatore di amore nel servizio gratuito. Ecco il vero cambiamento che Gesù viene ad operare: dal vivere “strisciando per terra sulla pancia” al camminare con la fronte alta sulla via della Carità (Seconda Lettura).

L’aggressività dei paesani di Gesù nei suoi confronti è il rifiuto opposto a colui che è refrattario ad ogni tipo di manipolazione utilitaristica. Così si spiega la drammatica contro-testimonianza di coloro che si dicono credenti perché battezzati, ma che non sentono il bisogno di lasciarsi raggiungere dalla Grazia di Dio, dall’amore preveniente di Dio per essere cambiati e sanati nel cuore. Essi dicono che non serve loro la catechesi, l’ascolto della Parola, l’incontro domenicale col Signore, perché hanno un rapporto personale con Lui e lo pregano al bisogno. Luca riporta questo episodio drammatico della vita di Gesù avendo uno sguardo alla comunità cristiana in cui molti, erano divenuti cristiani con motivazioni deboli. Le prove della vita possono indurci a vedere Dio distante dalle nostre attese. Possiamo infatti pregarlo al momento del bisogno, ma non lasciarci nutrire, educare, curare, accompagnare da Lui.

Perseverare nella logica dell’utilità rifiutando l’aiuto gratuito di Dio, ci rende più aggressivi nei confronti dei fratelli, soprattutto nei confronti di coloro che non rispondono ai nostri ideali utilitaristici.

Gesù non si lascia intimorire (come Geremia nella Prima Lettura), ma passando in mezzo a loro, prosegue per la sua strada che giungerà alla Croce sulla quale si realizza il vangelo della gratuità, il vangelo della gioia di amare chi non ama!

Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!