Semi d’umanità per germogli di vita eterna – Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – S. Pio [da Pietrelcina]
Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari) – S. Pio [da Pietrelcina]
1Tm 6,13-16 Sal 99
Dio onnipotente ed eterno,
per grazia singolare
hai concesso al santo presbitero Pio [da Pietrelcina]
di partecipare alla croce del tuo Figlio,
e per mezzo del suo ministero
hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia;
per sua intercessione concedi a noi,
uniti costantemente alla passione di Cristo,
di poter giungere felicemente alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1Tm 6,13-16
Conserva senza macchia il comandamento, fino alla manifestazione del Signore.
Figlio mio, davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.
Illuminati dalla Parola, luminosi esempi di amore
Nessuno potrebbe vedere Dio se non fosse Lui a mostrarsi e nessuno potrebbe manifestare in sé Gesù se non fosse lui a comunicarsi. La vita è un continuo banco di prova nel quale siamo chiamati a dare la nostra testimonianza di figli di Dio. Paolo sembra riprendere le parole di Gesù che rivela l’azione dello Spirito Santo nel cristiano soprattutto quando è chiamato in giudizio per dare conto della sua fede e della speranza che è in lui. La testimonianza non è solo una professione di fede verbale ma è una confessione esistenziale nella quale riverbera, mediante la forza dello Spirito Santo, la Parola di Dio. Lo Spirito non solo illumina la notte del dubbio e della solitudine con la luce della verità e della consolazione, ma ci rende luminosi ispirando scelte e operazioni impregnate di carità fraterna.
Dalla croce Gesù offre lo Spirito e lo riversa nei nostri cuori. A noi il compito di custodirlo come la terra fa col seme perché germogli e porti frutto. Così chi medita la Parola di Dio custodisce il comandamento dell’amore fraterno che diventa criterio unico per ogni opzione fondamentale della vita.
+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 8,4-15
Il seme caduto sul terreno buono sono coloro che custodiscono la Parola e producono frutto
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.
Semi d’umanità per germogli di vita eterna
Gesù educa all’ascolto, perché l’udito è una facoltà mentre ascoltare è un’arte che s’impara con l’esercizio costante. Dalla qualità dell’ascolto dipende quella delle relazioni e il successo della nostra vita. Se l’udito sembra essere il primo dei cinque sensi che attiviamo sin dal grembo materno e l’ultimo che si spegne in prossimità della morte vuol dire che l’ascolto è alla base di ogni rapporto umano autentico ed è la porta di accesso verso l’oltre e verso l’altro. Senza una sana relazione con l’altro non possiamo crescere e giungere a maturazione. La parabola vuole sottolineare questa realtà.
La qualità dell’ascolto si affina superando le resistenze interne a noi stessi. Il primo ostacolo è l’egoismo, che genera superficialità e refrattarietà alla Parola di Dio, la quale ci scivola addosso senza segnare la nostra esistenza. Il secondo impedimento è la cura dell’apparenza a scapito della sostanza. Non avere radici profonde significa non riflettere e non meditare la Parola. Questo comporta l’incapacità di attingere l’acqua della sapienza che mi permette di imparare da ogni evento o situazione. La fede, che non ha radici profonde e che non viene alimentata dalla preghiera, diventa vulnerabile davanti alle difficoltà della vita fino al punto dal lasciarsi travolgere dagli eventi. L’euforia che accompagna preparazione della celebrazione del sacramento lascia il tempo che trova. Chi considera gli eventi legati alla fede, per esempio i sacramenti, come occasione per fare sfoggio di un vestito e per fare festa, non si preoccuperà di curare il suo cammino di approfondimento di quello che crede. Abbandonare la catechesi ci condanna ad una fragilità inerme che si rivela soprattutto nelle difficoltà. Un terzo problema è la tendenza a possedere, a primeggiare, a darsi da fare per autorealizzarsi. La logica dell’autoaffermazione estromette dall’orizzonte valoriale il sacrificio, la perseveranza, il darsi un limite per il bene dell’altro.
Ciò che favorisce un buon ascolto è la preparazione del cuore attraverso la penitenza e il digiuno. Per ascoltare bisogna fare spazio dentro di noi. Il silenzio ci aiuta a discernere ciò che è necessario e quello che non lo è, ciò che ci fa bene e ciò che ci fa male. L’ascolto diventa allora ospitalità, condivisione, relazione di reciproco aiuto e mutuo servizio. Solo questo rapporto con Gesù, seme del regno di Dio piantato nella nostra umanità, può permetterci di essere fruttuosi e creativi nelle opere buone.
Signore Gesù, Tu che hai fatto della preghiera il fulcro della tua vita, insegnami l’arte dell’ascolto perché la Parola di Dio, meditata nel cuore, si traduca in frutti di amore, pace e gioia. Donami l’umiltà di lasciarmi plasmare dalla Parola che agisce silenziosamente ed efficacemente nel segreto della mia coscienza come il seme germoglia nella terra e fruttifica dalla terra. Aiutami a superare egoismi, superficialità, presunzione, orgoglio affinché lo Spirito Santo manifesti nella mia povera vita la grandezza della potenza di Dio. Tu che hai parlato tante volte e in diversi modi agli uomini, fa udire ancora la tua voce e mostra il tuo volto misericordioso mediante i miei gesti di umanità e tenerezza.